È proprio l’anno delle grandi individualità. Ognuna delle compagini che sta disputando un campionato di alto livello ha la sua. Il leader, l’anima, il trascinatore ci sono sempre stati, quest’anno però parlano tutti la stessa lingua, quella del goal.
L’attaccante di professione fa questo: segna. Capita però che la squadra non riesca a capitalizzare la marcatura, oppure che il goal non sia decisivo per la vittoria. Da qui nascono storie di bomber di provincia come Di Natale, che lo scorso anno ha sfiorato il record di gol in serie A ma l’Udinese si è salvata con non poche difficoltà. Come Marco Di Vaio, che l’anno prima si è fermato a una marcatura da Ibrahimovic, ma il suo Bologna si è salvato come tutti noi ricorderemo davvero al fotofinish. Quest’anno invece no. Quest’anno se hai quello che la butta dentro hai davvero qualcosa in più. Il campionato più livellato verso il basso dell’ultimo decennio è anche e soprattutto il campionato dei grandi trascinatori.
Torniamo per esempio a quei due vecchi lupi. Uno,Totò, sta portando una rampante Udinese di nuovo a respirare il profumo della Champions riconfermando il già sorprendente campionato passato nonostante vada per i trentaquattro. L’altro, Di Vaio, giusto per restare in tema “il gol non ha età”, ne ha viste quasi trentacinque di primavere ma non ha dimenticato come si fa a buttarla dentro. Il suo Bologna sul campo ha conquistato gli stessi punti dell’ambizioso Palermo grazie alle diciotto marcature, quasi tutte determinanti, del numero nove rossoblu, media da Europa League.
Poi c’è Napoli che sogna, anche se non si dice, un tricolore che avrebbe del clamoroso. Il braccio armato del miracolo al momento si chiama Edinson Cavani, che salito a quota ventidue reti ha portato a tre punti la distanza dal primato degli azzurri. Causa lo scontro diretto al vertice, il Napoli potrebbe trovarsi alla fine della prossima giornata secondo, a un punto dalla vetta. Poi c’è l’Inter che è qualcosa in più che in scia al Milan, anzi diciamo pure che ha già la freccia, e una vittoria nel derby consentirebbe il sorpasso sui cugini. Certamente il peso della rimonta l’ha portato per gran parte un certo Samuel Eto’o, che tra una busta di plastica da “porta acqua” e un saltello stile “Oronzo Canà”, ha spinto “da solo” la carretta. È il campionato delle grandi individualità.
Certo che attorno a questi grandi finalizzatori ci sono fior di giocatori, Sanchez fa cavalcate di trenta metri palla al piede, Lavezzi spacca le partite, Sneijder inventa. Soprattutto però, il campionato sta dicendo che paga la qualità del gioco: tutte le migliori squadre della serie A propongono un gioco d’attacco, manovrato, che cerca di sfruttare la qualità degli interpreti. L’Udinese incanta, il Napoli convince, l’Inter diverte. Il tratto è comune a tutte. E là dove manca, si stenta non poco. Il Milan soffre la pausa di riflessione del suo di trascinatore, dell’individualità per eccellenza, Mister Campionato Ibrahimovic. Ma soffre non meno l’assenza del cervello e dei piedi di Pirlo. L’utopia del Milan dei mediani è durata poco più di un mese. Le altre formazioni che puntano a chiudersi a ripartire non hanno trovato migliori fortune con le dovute proporzioni: Lecce e Brescia su tutte pagano il netto gap tecnico.
Gioco e qualità hanno forse occupato il posto di solidità e cinismo, due marchi di fabbrica del calcio italiano fino a qualche tempo fa.
La piacevole eccezione a questo trend è la Lazio, che ha saputo alternare diversi giocatori a tirare il carro, disputando un campionato oltre le più rosee attese nonostante la guida di Reja, non proprio uno Zemaniano convinto.
Trovare tutti questi bomber così incisivi sulle fortune delle proprie squadre non dipende certo dalla bontà dell’annata per gli attaccanti, anzi. Lo scorso anno, infatti, nelle prime venticinque posizioni della classifica marcatori si trovava un solo centrocampista, Marek Hamsik. Addirittura nelle prime quaranta posizioni (una media di due punte per squadra) l’unico centrocampista che si aggiunge allo slovacco è Jorge Martinez, che tutti sanno essere una punta esterna, tutti meno la Juve. Per il resto tutti attaccanti. Quest’anno tra i primi venticinque marcatori ce ne sono ben quattro di centrocampisti seppur offensivi e ben otto tra i primi quaranta. Una piccola invasione di campo insomma.
La passata stagione ha visto meno giocatori in grado di trascinare le loro squadre a suon di goal verso risultati importanti. Mosche bianche furono Milito, decisivo fino in fondo, e Maxi Lopez, capace di guidarci a ritmi da vertice. Il brutto è che quest’anno non riusciamo a ritrovare il nostro trascinatore, il bello è che l’abbiamo ancora in squadra, proprio lì a portata di mano.
[Daniele Lodini – Fonte: www.mondocatania.com]
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