Berlusconi e Moratti non li puoi mettere uno di fianco all’altro come si fa al mercato delle carni con i quarti di bue: son diversi per mentalità, atteggiamento, ideali, soprattutto capacità di raccontare barzellette. Nonostante tutto – poveri loro – nell’estate delle rogne e delle accuse qualcosa li accomuna: son padroncini del calcio stanchi, spremuti, stressati, tirati per il colletto da questo è quel rompiballe. Una volta era più facile: il televisionario di Arcore sperperava, il petroliere anche di più. Era una gara tra bauscioni. Oggi no, oggi è un casino. E per “oggi” intendiamo le prossime ore, mica l’anno che verrà.
Da una parte il Milan, messo sotto scacco per questioni che col pallone c’entrano come i fichi sulla pizza. Il multone da 560 milioni che incombe sulla Fininvest fa paura: a guardar bene più ai tifosi del diavolo che al Cavaliere. Oggi Berlusconi sarà a Milanello per dar conforto a Galliani, alla squadra, al popolo campione d’Italia in carica. Previsti sorrisi e promesse, potete giurarci. Ma la verità è che se ti mettono le mani in tasca e ti scippano il portafoglio poi devi fare i conti col pallottoliere. Come recupero i quattrini? Tagliando le spese, i vizi, gli hobbies… il Milan. Nessuno lo ammetterà, ma oggi Silvio sarà schietto con Galliani: “Caro Adriano non ci penso neanche a mollare la cadrega, ma qui bisogna cominciare a ragionare più col cervello che con il cuore”. E allora addio Mister X, addio sorprese, addio spese pazze, addio colpi di testa di un patron che in 25 anni ha speso indicativamente un miliardino di euro per i colori rosso e nero. Il Milan resterà super competitivo in Italia, ma forse dovrà rivedere i piani europei. Per competere con quegli scialacquoni degli inglesi e degli spagnoli servono i fenomeni e i fenomeni li compri con i milioni che il diavolo ora non può buttare.
Rimane una speranza, anzi due. 1) Berlusconi se ne frega di tutto come spesso ha fatto negli ultimi 74 anni. Ignora la multa, scansa quelli che lo accusano, tiene a bada i figli che lo vorrebbero più morigerato quando si tratta di abbellire il Milan e va avanti a lucidare il giocattolo preferito. E allora dentro Hamsik e magari pure Schweinsteiger (Ganso? A gennaio…). 2) Il presidente si inchina alle pressione dei russi della Gazprom, cede il 51 % del club e mantiene la presidenza. In un attimo acchiappa una cifra variabile tra i 200 e i 250 milioni di euro e garantisce al club continuità eterna. Certo, in questo secondo caso tocca delegare e “delegare” per Silvio significa morire…
Poi c’è il cugino, il presidente furioso, Massimo Moratti l’accerchiato. A Pinzolo il popolo nerazzurro ha dimostrato grande affetto per il numero uno e per il compianto Giacinto Facchetti. Eppure… Eppure Morattone ne ha le scatole piene di quelli che il calcio, in Italia, lo dirigono a seconda di come cambia il vento. Tra meno di una settimana i 25 del Consiglio Federale decideranno cosa fare dello scudetto 2006 e comunque dovesse andare Moratti farà una smorfia.
Nella testa del patron preme un tarlo: mollare o non mollare, lasciare la poltrona al pargolo prediletto Angelo Mario o continuare a metterci la faccia? Di sicuro tocca fare i conti con una squadra che ha immediato bisogno di dimostrazioni più che di acquisti. Oggi Sneijder deciderà se proseguire il suo viaggio nerazzurro o se abbandonare la nave destinazione Manchester (39 milioni sono un’offerta irrinunciabile), Eto’o invece ha scelto di restare ma solo dopo la promessa di un ritocchino (beato lui), altri mugugnano nonostante giochino per il club che ha vinto più di tutti negli ultimi 5 anni. Serve un intervento immediato, un discorso chiaro, un’arringa al popolo nerazzurro per far capire che l’Inter non è un luogo di passaggio, l’Inter è il coronamento di una carriera.
E allora oggi Moratti dia al vice campione del mondo l’occasione di scegliere, lo assecondi, e poi reagisca senza tentennare (magari dicendo anche qualche bugia). Se l’olandese non si muove mostri la ruota come fanno i pavoni: dall’Inter non se ne va nessuno men che meno i campioni. Se invece a vincere sarà Ferguson deve essere bello e pronto il piano B. E il piano B si chiama Sanchez, quello che sogna Barcellona ma che con quattro carezze e un po’ di quattrini a Milano ci viene volentieri. Scommettiamo?
[Fabrizio Biasin – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]