Undici vittorie in 13 partite di campionato (7 su 7 a San Siro), 13 successi su 16 presenze in totale (rigori di Napoli compresi). Dal 6 gennaio al 6 marzo, nell’arco di 2 mesi, Leonardo ha letteralmente ribaltato il destino dell’Inter di questa stagione.
Non è dato sapere se la svolta ci sarebbe stata anche con Benitez, una volta recuperati i big mancati nell’autunno caldo dello spagnolo, ma una cosa è certa: Leo ha riportato entusiasmo ad Appiano Gentile e, grazie anche ai nuovi innesti, tutti decisivi, ha sopperito ad altre assenze pesanti durante questo suo primo bimestre interista. E i numeri sono dalla sua, al di là del record tolto a Capello (Juventus, stagione 2004/05) alla voce ‘partenza sprint’. Non solo Leonardo, però. È l’Inter che, statistiche alla mano, dopo la vittoria sul Genoa continua a fare notizia. Contro il Grifone la banda nerazzurra ha raggiunto la vetta nella classifica delle reti fatte, 54 in 28 partite (quasi 2 a partita), dimostrando di poter dare il meglio di sé nei secondi tempi: se non ci fossero state le riprese finora, i nerazzurri avrebbero 19 punti in meno rispetto ai 56 attuali.
INVERSIONE DI TENDENZA – Chiaramente il discorso lascia il tempo che trova, perché il secondo tempo è imprescindibile come lo è il primo e molti dei risultati maturano proprio nella seconda parte degli incontri. Ma il dato nerazzurro è interessante perché conferma una mentalità che soprattutto oggi viene riconosciuta alla squadra di Leonardo: la volontà di cercare il risultato fino all’ultimo e, soprattutto, una buona tenuta fisica. Prima del cambio di guida in panchina troppo spesso, al primo ostacolo, la squadra faticava a rialzarsi e sbatteva contro il muro della difesa avversaria. Tanti, troppi pareggi e qualche sconfitta sono maturati così e oggi quei punti lasciati per strada gridano vendetta. Dall’arrivo di Leo e dopo la campagna acquisti, l’Inter ha ritrovato la forza di inseguire l’obiettivo anche nelle gambe, non solo nella testa. Nascono così, per esempio, i successi sulla Sampdoria e contro il Genoa, dopo prime frazioni non proprio esaltanti, a tratti irritanti. La capacità di invertire il trend a partita in corso e di continuare a correre fino al 90’ sono due delle caratteristiche peculiari del nuovo corso e ieri a pagarne le spese è stato il Genoa, non certo un avversario qualunque.
TRAVOLTA LA MIGLIOR DIFESA – Seppur vittima di una classifica poco nobile, la squadra ora guidata da Ballardini, nonostante lo sciagurato Eduardo, in trasferta era quella che poteva vantare la miglior difesa. In 14 partite, infatti, aveva rimediato, prima di ieri, appena 9 gol. È l’Inter gliene ha segnati 5 in meno di 45 minuti di gioco. Un’autentica prova di forza e di carattere, dunque, complici anche errori della retroguardia genoana (nell’ordine, le prime tre reti sono ‘griffate’ da Kaladze, Eduardo e Mesto), orfana di Criscito. Ma la differenza l’ha fatta la volontà di ribaltare lo 0-1 e cancellare un primo tempo anonimo. L’incitamento, unito al cambio tattico (l’inserimento di Pandev), è stata la ricetta con cui Leonardo ha restituito brio e vivacità ai suoi giocatori, confermando di avere bene sotto controllo lo stato psico-fisico dei giocatori nerazzurri. Ottimo segno, perché dal punto di vista tecnico e di mentalità non ha nulla da insegnar loro. Restano sempre 5 i punti da recuperare al Milan, onestamente dopo le sfide dei rossoneri a Napoli e Juventus le aspettative erano ben diverse. Ma ciò che conta è rimanere in scia, poi sarà il derby a fare chiarezza sulla squadra che vincerà o avrà maggiori chance di conquistare questo scudetto.
[Fabio Costantino – Fonte: www.fcinternews.it]
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