HERNANES, UN GOL PER RITROVARE IL SORRISO – La Lazio è in vantaggio di due gol contro il Cagliari, quando le telecamere indugiano su di lui, seduto in panchina. Volto tirato, sguardo sofferente, un’espressione che raramente puoi trovare se guardi negli occhi Hernanes. La voglia di giocare era tanta, la rabbia agonistica da mettere in campo anche. Petkovic lo ha voluto preservare per il turno infrasettimanale, perché per battere il Milan serviranno i pezzi pregiati. Klose ha ritrovato il sorriso, ora è la volta del brasiliano. I tempi in cui ogni vittoria portava la firma dei due tenori capitolini, sembrano comparire nuovamente all’orizzonte. Qualche nuvola di mercato prova ad offuscare la voglia di rivalsa del volante verdeoro, ma il numero 8 ha ben chiaro in mente il suo obiettivo: una stagione di livello assoluto con la Lazio, per poi provare a vincere il Mondiale con il suo Brasile. Eppure quel contratto in scadenza il 30 giungo 2015, non fa dormire sonni tranquilli ai tifosi. Il diretto interessato, invece, sembra non pensarci: “Il contratto scade nel 2015. Abbiamo già avuto modo di affrontare il discorso. Prima penserò al Mondiale, ho quello in testa, poi vedremo. Ho faticato in quest’inizio di stagione, non ero in gran forma e sono arrivate queste accuse. Ho segnato gol importanti, ma in partita ho fatto poco. Ciò dimostra che fisicamente non sono al meglio. Sono felice e soddisfatto nella Lazio“. Per ottenere una chiamata dal ct Scolari, Hernanes sa che dovrà per forza di cose dare una svolta alla sua stagione. Un’annata, quella del Profeta, cominciata piuttosto in sordina. Non sono mancate le reti – tre segnate tra campionato ed Europa League contro Udinese, Legia Varsavia e Catania – ma in più di un’occasione è venuta meno la prestazione. Ancora non si è visto il vero Hernanes, quel giocatore capace di spaccare le partite, in grado di segnare 12 gol al debutto nel campionato italiano. Contro l’Apollon Limassol in quel di Nicosia, un solo guizzo, uno spunto isolato che ha fatto urlare al gol. Troppo poco per uno dei leader della Biancoceleste. Questa sera Milan e Lazio scenderanno in campo alla Scala del Calcio, quale miglior scenario per mettersi in mostra dinanzi al mondo intero?
KAKA’, CERTI AMORI NON FINISCONO… – “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…”. Quell’amore cantato da Venditti, si sposa alla perfezione con quello sconfinato di Ricardo Kakà per il Milan. Sei anni di successi, di gol da cineteca, di emozioni uniche. Un campionato italiano, una Supercoppa italiana, due Supercoppe Uefa, una Champions League, un Mondiale per club. Questa è la pesantissima eredità lasciata da Ricardo quando nell’estate del 2009 si imbarca su un aereo diretto a Madrid. Inutile il tentativo di bloccare la cessione da parte dei tifosi rossoneri, che a centinaia si radunano sotto la sede del Milan in via Turati al grido di: “Non si vende Kakà!”. Ogni sforzo risulta vano, il brasiliano saluta tutti e vola nella capitale spagnola, dove ad aspettarlo c’è la camiseta blanca numero 8 del Real. Si pensa che quel fantastico numero 22 è un campione sul viale del tramonto, o almeno questo è quello che si insinua nelle segrete stanze rossonere. La dirigenza del Real, invece, non bada a spese, e per assicurarsi il vincitore del Pallone d’Oro (nel 2007) sborsa la cifra monstre di 67,2 milioni di euro. Nella serata del 30 giugno 2009 va in scena la presentazione del nuovo acquisto dei Galacticos, in un Santiago Bernabeu voglioso di vedere all’opera l’ennesimo fuoriclasse. Ma partita dopo partita, infortunio dopo infortunio, il Real si rende conto che a fare l’affare è stato il diavolo rossonero. In cinque anni in terra iberica, sono solo 120 le presenze del trequartista sudamericano, 29 le reti. Ed eccoci giunti all’estate del 2013, Galliani fiuta l’affare, sogna il gran ritorno, quell’amore mai sopito per il suo pupillo arde nuovamente di passione. L’amministratore delegato del Milan vola a Madrid e nella notte tra l’1 e il 2 settembre ottiene il sì del giocatore. “Grazie a tutti per i messaggi d’affetto. Non vedo l’ora di tornare a San Siro. Indosserò la maglia numero 22″, dichiara in preda alla gioia Ricardo. Dopo quattro anni da incubo, il ritorno a casa è realtà. Sarà un flop? Ai piedi del brasiliano l’ardua sentenza…
[Andrea Centogambe – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]
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