Di nuovo capitale. Non so quanto possa effettivamente durare, però è il caso di godersi il momento senza avventurarsi in considerazioni troppo profonde ed articolate. La Juventus, aspettava questo momento da tanti, troppi anni; il Torino alla stessa maniera ha riconquistato lo strapotere di un campionato in cui mai era riuscito a primeggiare con questa padronanza assoluta. Sono felice per i granata, e per i loro tifosi, che meritano qualche soddisfazione dopo anni così difficili: peraltro, sono convinto che a fine stagione i loro sorrisi possano essere ancora più raggianti.
Qualche remora in più, perlomeno per il raggiungimento dell’obiettivo grosso, ce l’ho riguardo la Juventus. Non credo che i ragazzi di Conte siano ancora pronti per vincere lo scudetto, perlomeno a livello qualitativo ci sono almeno tre rose che sono superiori a quella bianconera, nonostante la vittoria contro il Milan dello scorso turno di campionato abbia messo in lice altre qualità comunque importantissime per poter permettere ad una compagine di lottare ai massimi livelli.
In molti frangenti ho rivisto quella cattiveria, quella volontà e quella determinazione che possono fare la differenza. Il Milan, per esempio, si è sentito sorpreso e travolto da una tale ondata agonistica, al punto da non essere mai veramente in grado di poter controbattere alle offensive degli uomini di Conte. Un allenatore così, con carisma e carattere, può fare la differenza in un gruppo che dopo anni di sconfitte aveva il vitale bisogno di ritrovare certezze.
Chi il suo sfacciato carattere, la sua indiscutibile convinzione di essere il migliore, sembra invece averla accantonata, è Zlatan Ibrahimovic.
Perlomeno è questo, il messaggio che i media tanto svedesi quanto italiani, sembrano avere intenzione di lasciar trasparire, vuoi per mancanza di effettivi argomenti cui rivolgersi; vuoi per cercare di lenire quello strapotere che invece da sempre contraddistingue le squadre che hanno la fortuna o la bravura di scegliersi questo fuoriclasse come centravanti.
Zlatan non si vuole ritirare, e ve lo dice uno che lo conosce bene e sa come stanno le cose. È semplicemente furibondo per l’inizio di stagione affrontato al Milan. Si è ritrovato a giocare con la squadra non al completo, ha avuto più di una difficoltà ad incidere come le sue qualità gli potrebbero invece consentire, vede lontano il suo atavico sogno di potersi affermare anche in ambito continentale senza un supporto adeguato. È questa situazione che lo sta frustrando, è questo l’irrivelabile segreto sul quale si stanno cercando di ricamare gli scenari più astrusi. Ibrahimovic non si ritirerà a fine stagione, tirerà le somme e valuterà se la squadra che il Milan gli costruirà attorno sarà all’altezza delle sue ambizioni. Lui a Milano ed in rossonero sta bene, cambiare realtà in questo momento non è al centro dei suoi pensieri.
Argomento di importanza fondamentale, ma troppo spesso trattato con superficialità da chi avrebbe la possibilità di far valere la propria opinione, riguarda invece la ventata di stranieri che sta investendo il nostro calcio e di conseguenza la nostra Nazionale. Lo spunto arriva dalla decisione di Prandelli di convocare Osvaldo in sostituzione di Pazzini e Balotelli. Scelta inspiegabile, avendo a disposizione Matri, sia per il valore di uno che fenomeno non lo è mai stato né mai lo sarà, sia per le scelte pregresse di un allenatore che non sembra avere esattamente le idee chiare. Prima, nella Fiorentina, fa cedere Pazzini per puntare su Giardino, salvo poi sconfessare (giustamente) ogni scelta in Nazionale. Discorso analogo per questo Osvaldo rifilato al Bologna ai tempi del Prandelli viola, ed ora richiamato a sostituire le due massime espressioni di centravanti del nostro calcio. Troppa incoerenza, figlia forse delle scelte di società che continuano a fare dell’esterofilia la loro religione. A pagare poi sarà la nostra Italia: già qualificata, ma non all’altezza di lottare per una vittoria agli Europei.
Chiudo facendo riferimento al derby di Roma che ci sarà alla ripresa del campionato. Entrambe le squadre stanno uscendo bene da momenti di difficoltà diversi. La Lazio mi sembra decisamente più compatta e per questori piace di più, mentre la Roma è più sbarazzina ma allo stesso instabile. Sicuramente sarà una gara da non perdere.
Dimenticavo… tra le tante voci a sostegno della lettera chiarificatrice rivolta dall’Uefa alla Figc, voglio aggiungere anche la mia. Quando Auricchio è venuto in aula a dare spiegazioni non ha fatto altro che alterare ‘non mi ricordo’ a ‘ho seguito le partite con i tabellini della Gazzetta dello Sport’, un po’ poco rispetto alle condanne che sono state date. Serve una verità. Non parziale.
[Luciano Moggi – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]
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