Il Torino sul campo ha il dovere morale di tornare in serie A, ma se questo è l’unico obiettivo per la squadra la società ne ha anche un altro ancora più delicato e importante: quello di dimostrare di sapersi gestire al meglio. Che questo obiettivo sia cruciale è facile da intuire perché fallirlo vorrebbe dire vanificare i traguardi raggiunti sul campo e di conseguenza gettare alle ortiche gli sforzi e il lavoro dei giocatori e dell’allenatore, oltre che essere una colossale presa in giro ai danni dei tifosi. Sapersi gestire per una società non è solo far si che la quotidianità si svolga senza intoppi, ma è soprattutto amministrare al meglio le risorse umane e il budget. Nell’amministrazione delle risorse umane e del budget rientra principalmente l’ingaggio dei giocatori: acquisti, cessioni, comproprietà e prestiti. Se le prime due modalità dipendono solo dagli accordi fra due società, il giocatore e il suo agente, le ultime due a questi attori possono aggiungere il terzo incomodo, ovvero un’altra società e in più hanno nelle modalità del diritto di riscatto ed eventualmente del contro riscatto delle complicazioni in più. Nelle trattative sulle comproprietà e i prestiti le società che si sanno gestire fanno sempre bella figura e guadagnano tanti soldi, mentre quelle che vogliono risparmiare due centesimi oggi nella speranza di fare un buon affare domani di solito ne escono cornute e mazziate e con le tasche vuote, giocandosi completamente la credibilità.
La querelle fra Zamparini e Patrachi è un campanello d’allarme che deve essere tenuto nella massima considerazione. L’oggetto del contendere, in questo momento solo ed esclusivamente verbale, fra Palermo e Torino è il giovane terzino destro Darmian, che in granata sta facendo bene. Il cartellino del ragazzo appartiene al Milan e al Palermo, lo scorso anno vestiva la maglia rosanero e in questa stagione è passato in prestito al Torino. Visto che Darmian ha un buon rendimento è pacifico che il Torino cerchi di trattenerlo in ogni modo, però il regolamento parla chiaro: una società che riceve in prestito un calciatore che è in comproprietà fra altre due società non può stipulare accordi scritti, che sono gli unici che hanno un valore, per aggiudicarsi i diritti sul giocatore. Tradotto gli accordi verbali non contano e se anche ci sono possono essere ignorati. Forse, l’ipotesi in questi casi è sempre doverosa, su Darmian vi era un accordo a parole fra l’ex direttore sportivo del Palermo Sogliano e quello del Torino Petrachi per l’acquisizione a fine stagione da parte dei granata della metà appartenente al Palermo del cartellino del giocatore. Ora che Sogliano non è più un dirigente del Palermo le eventuali strette di mano con Petrachi che sancivano delle promesse non valgono più nulla e infatti Zamparini, da navigatissimo uomo d’affari e gran conoscitore del sistema calcio, appena si sono sentiti dei sussurri sull’intenzione del Torino di provare a trattenere Darmian a fine campionato ha fatto subito la voce grossa urlando ai quattro venti che sul ragazzo non c’è alcun accordo fra le due società e che se mai il Torino può comprare la metà del cartellino appartenente al Milan.
Scaricare le colpe dell’“ira” zampariniana su Petrachi reo, secondo il presidente del Palermo, di aver detto che esisteva un accordo con i rosanero su Darmian e di aver “difeso” il suo amico Sogliano, dopo che era finito il rapporto di lavoro con la società del patron Zamparini, sarebbe troppo facile. Zamparini conosce bene le dinamiche del mercato e si porta sempre avanti con il lavoro e sapendo che il valore di Darmian è aumentato e che continuerà a lievitare, se il ragazzo farà bene alle dipendenze di Ventura, pensa già a quanti soldi potrà chiedere al Torino per cederglielo o ad aprire un’asta per darlo al miglior offerente, in ultima ipotesi a riportarlo in rosanero se servisse il prossimo anno al suo allenatore. Petrachi, a prescindere dal fatto che possa o meno aver detto mezza parola di troppo, dovrà essere tutelato dal Torino perché in una buona gestione rientra anche la legittimazione dei propri dipendenti agli occhi dell’opinione pubblica, altrimenti quando sono preposti a svolgere il loro compito non vengono tenuti nella giusta considerazione dagli interlocutori. In più le voci di trattative o non trattative potrebbero andare a turbare i giocatori e di conseguenza avere ripercussioni sulla loro resa in campo.
E si ritorna a bomba sul discorso iniziale ovvero quanto una società è capace di gestirsi. Che il Torino al terzo anno consecutivo in B, che vuol dire minori introiti, abbia allestito una squadra con molti giocatori in comproprietà e prestito è anche capibile, lasciamo perdere le gestioni passate con i tanti errori commessi e guardiamo al futuro. Però quando arriverà il momento di discutere le comproprietà e trasformare i prestiti in acquisti o almeno in comproprietà il Torino dovrà dimostrare di saper agire al meglio, portando a casa i giocatori che gli interessano senza spendere cifre esagerate, ma visto che Cairo non è Paperon de’ Paperoni, quindi non potrà sborsare tanti soldoni per convincere gli altri presidenti a cedergli i giocatori che vuole, dovrà trovare altri argomenti convincenti altrimenti sarà costretto a cercarsi altri giocatori. Il Torino degli attuali giocatori in rosa ha: in comproprietà con diritto di riscatto già prefissato Glik (Palermo); in sola comproprietà Antenucci (Catania), Ebagua (Varese), Stevanovic (Inter) e Verdi (Milan); in prestito con un riscatto prefissato per aprire una comproprietà Basha (Atalanta), Guberti (Roma), Iori (Chievo), Oduamadi (Milan) e Surraco (Udinese); in solo prestito Coppola (Milan) e Darmian (Palermo). In caso di serie A e se il Torino volesse, perché ritiene utile, tenersi tutti o quasi questi giocatori dovrà trattarli per tempo ed essere disposto ad allargare i cordoni della borsa il giusto, se no è certo che le famose fondamenta da gettare per il futuro che sono tanto auspicate da Ventura e tanto gradite ai tifosi anziché di cemento armato saranno di cartapesta.
[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]