Ventura, viste le defezioni in difesa, dovrà decidere se continuare con il 3-5-2 oppure se passare a una diga composta da quattro uomini davanti a Padelli, decisione assolutamente non facile poiché cambiare il modulo quando l’avversario è di rango, come nel caso dell’Inter, è una scelta che non si fa a cuor leggero e che implica, in caso il risultato non sia positivo e soprattutto se la prestazione in campo non fosse convincente, l’esporsi a critiche. Il mister granata potrebbe utilizzare Darmian, Moretti e Pasquale o Masiello, mantenendo così una difesa a tre oppure optare per D’Ambrosio, Darmian, Moretti e sempre uno fra Pasquale e Masiello o anche arretrare la posizione di Gazzi o Vives così da tenere D’Ambrosio più avanzato come esterno di centrocampo davanti a Darmian o sulla sinistra. Se invece Maksimovic riuscisse a recuperare e se Ventura lo ritenesse pronto per andare in campo dal primo minuto allora la situazione sarebbe più semplice poiché il serbo è un difensore centrale di ruolo. Discorso simile per Filippo Scaglia, ma pensare che Ventura per affrontare l’Inter possa affidarsi a un giovane da pochi giorni aggregato alla prima squadra pare piuttosto fantascienza, non è nelle corde del mister lanciare giovani in queste situazioni.
Un’idea intrigante, per quanto inedita, sarebbe un Torino schierato con il 4-3-3: Padelli, Darmian, Gazzi, Moretti, Pasquale, Brighi, Vives, D’Ambrosio, Cerci, Immobile e Barreto con la possibilità di inserire in caso di necessità o di avvicendamento Basha, Bellomo, El Kaddouri, Farnerud (questa mattina non presente all’allenamento) e Meggiorini o anche Masiello e Scaglia o Maksimovic, se dovesse recuperare. Chiaramente sarebbe un azzardo, ma come recitano tre proverbi fare di necessità virtù, chi non risica non rosica e la fortuna aiuta gli audaci se non si prova quando la classifica è positiva (nono posto, anche se in coabitazione con Atalanta e Parma, dopo sette giornate) e si è all’inizio del campionato, quindi con tanto tempo davanti e molti punti a disposizione per centrare non solo l’obiettivo primario (salvezza), ma anche le doverose aspirazioni (decimo posto), quando si dovrebbe tentare qualche cosa di nuovo? In fin dei conti è meglio essere criticati per aver osato, oltretutto in emergenza, piuttosto che esserlo per una partita scialba perché non si è avuto il coraggio di esporsi puntando a un pareggio che comunque porta un punto e magari all’ultimo ritrovarsi con neppure un punticino.
[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]
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