Il calcio è gioco di squadra, serve che tutti e undici i giocatori in campo si muovano all’unisono per costruire le azioni, ma come accade anche nelle sinfonie ci sono dei momenti in cui tocca al solista sviluppare la trama. In questo momento il Torino ha bisogno dei suoi solisti perché la squadra è in difficoltà e non riesce a creare un numero sufficiente di azioni offensive e quando anche le imposta non sempre arriva al tiro finale in porta e questo inevitabilmente si ripercuote sul numero di gol realizzati, sette in undici partite di campionato e quattro, in media uno a gara, nella fase a gironi dell’Europa League. Troppo pochi.
É innegabile che nell’organico del Torino i solisti non abbondino, ma quelli che ci sono devono essere mandati in campo dal primo minuto (non è questo il momento per dare ulteriori chance a chi finora ha deluso rendendo al di sotto delle aspettative) e loro devono farsi carico della squadra sopperendo alle lacune collettive con personalità e capacità. In attacco si può contare su Quagliarella e Amauri, mentre a centrocampo oltre a Gazzi e Vives e agli esterni Darmian, Peres e Molinaro gli unici altri due che hanno curricula che attestano la potenzialità di fare la differenza sono Nocerino e Farnerud. Se fisicamente entrambi hanno superato gli infortuni che ne hanno condizionato gli ultimi mesi allora chiedano a Ventura di avere spazio e prima in allenamento e poi in partita diventino i solisti di cui ha bisogno il Torino. Discorso differente per il reparto difensivo perché lì problemi non ce ne sono di particolari, infatti, con dodici gol subiti i granata sono la settima difesa del campionato a pari merito con quella del Napoli, meglio hanno fatto solo Juventus (4), Roma (6), Sampdoria (8), Fiorentina (10), Genoa e Atalanta (11).
Domenica inizia la settimana della verità, Sassuolo, Club Brugge e Juventus, perché in gioco non ci sono solo punti da conquistare, ma c’è anche da riscattare un periodo negativo e invertire la rotta a iniziare dalla partita con il Sassuolo, dove il Torino ha l’obbligo di vincere e convincere. Le difficoltà emerse, ma già preesistenti, nel secondo tempo con il Parma, nonostante la vittoria finale, sono continuate anche nella successiva partita con l’Atalanta e nel conseguente risultato che non è andato oltre il pareggio a reti inviolate, si sono acuite in Europa League con l’ignobile sconfitta con l’Hjk Helsinki e sono state confermate nella gara con la Roma finita anch’essa con una prevedibile sconfitta, peggiorata però da un atteggiamento un po’ in ripresa rispetto al match in Finlandia, ma comunque non sufficientemente consono. I giocatori del Torino che hanno personalità e capacità si facciano carico della squadra e gli altri si accomodino in panchina ad osservare i compagni, magari riflettere può essere utile al loro percorso di crescita e a gioco lungo anche al Torino.
[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]