Ancora col minimo scarto, ma non più in rimonta: la Juve vince. Senza entusiasmare, ma vince. Grazie ad un gol di Pogba viziato da un fuorigioco di Tevez, ma vince. Per il Torino – compatto e resistente nel primo tempo, poi spentosi dopo lo svantaggio – un altro derby amaro: undici anni senza gol, diciotto anni senza vittoria e manco stavolta nessuna soddisfazione. Come da indizi, le formazioni.
Prima possibilità da titolare per Giovinco, uno che respira da sempre l’aria torinese, e prima panchina per Pirlo, surrogato da Pogba in regia. Per il resto, ritorno della difesa e delle fasce base (Chiellini-Bonucci-Barzagli dietro, Asamoah-Lichtsteiner sugli esterni) nella turnazione di Conte. Che ha trovato ancora un avversario a specchio: 3-5-2 con Rodriguez preferito a Bovo nel terzetto arretrato ed il rilancio dell’ex (ancora in comproprietà, in verità) Immobile al fianco di Cerci.
Il più vivace dei granata, il fantasista ex Fiorentina, nei minuti iniziali. Il primo tiro in porta, però, è stato bianconero: diagonale di Tevez tra le mani Padelli (11′). Pronta la risposta del Toro, con un colpo di testa alto di D’Ambrosio. Che, da un’area all’altra, ha evitato l’intervento di avversari con una diagonale perfetta in occasione di una serpentina di Giovinco sul lato sinistro. Poche occasioni, comunque, in un primo tempo disputato a ritmo alto, senza padroni.
Già, perché la squadra di Ventura non ha lasciato il pallone agli uomini di Conte, ma ha accettato di giocare a viso aperto, impiegando il proprio centrocampo in marcatura sui colleghi bianconeri e provando a far male innescando con lanci lunghi Immobile (posizionato da seconda punta) e soprattutto Cerci. Che al 23′ ha sfiorato l’incrocio con un calcio di punizione dal limite dell’area di Buffon. Questo, l’ultimo sussulto prima di un susseguirsi di entrate rudi (da arancione, quella di Immobile su Tevez) e dell’intervallo. Dallo spogliatoio, poi, è uscita un’altra Juve.
L’ha presa per mano il suo giocatore migliore, l’”Apache”, ed i risultati si sono visti immediatamente: dopo pochi secondi, un tiro alto; al 4′ un passaggio magico per l’accorrente Giovinco (conclusione sul ginocchio di Padelli). Nell’aria, (resa granata dai fumogeni della curva torinese) il vantaggio bianconero è giunto da lì a poco: colpo di testa di Bonucci su angolo, deviazione sulla traversa di Tevez da un metro e appoggio vincente di Pogba (9′). Esultanza juventina, proteste granata. Perché, al momento della girata del difensore, l’argentino era oltre l’ultimo difensore. Gol viziato, ma pur sempre gol.
Che ha demolito la «consapevolezza» (copyright di Ventura) del Torino (passato al tridente con l’inserimento di Meggiorini) e galvanizzato gli uomini di Conte, pericolosi ancora con Tevez (diagonale sporcato in angolo). Trascinatore e simbolo di questa Juve, l’ex City: non bello a vedersi ma aggressivo su ogni pallone, non elegante ma disposto a sporcarsi la maglia sul campo di battaglia. Al 38′, ancora Tevez protagonista: ha resistito alla pressione di due avversari e servito Lichtsteiner che ha trovato il neo entrato Vucinic, abile nel girare al volo ed impegnare Padelli in un intervento pregevole a mano aperta. Questa, la più grande occasione bianconera per raddoppiare, di gran lunga più seria di qualsiasi tentativo dei granata, mai davvero capace di farsi vedere dalle parti di Buffon, di fatti mai impegnato. Solo qualche pallone gettato alla disperata in area di rigore ha generato qualche apprensione, roba di poco per una Juve meno abituata in questo inizio di stagione a soffrire, a vivere sul filo dell’equilibrio.
A vincere, comunque e sempre.
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]