Difficilmente un allenatore che punta sul gruppo ammetterebbe pubblicamente, neppure sotto tortura, che all’interno della rosa vi sono delle gerarchie, al massimo lo accenna in riferimento a giocatori giovani e quindi poco esperti o a chi non è al top della forma per vari motivi. Ma è inevitabile che ci siano titolari e riserve e basta leggere le formazioni che vanno in campo per capirlo. Anche il Torino in questo non fa eccezione, soprattutto quest’anno in serie A. L’ossatura della squadra dipende in primo luogo dal modulo che è adottato e in secondo dalla forma dei singoli giocatori o da eventuali squalifiche, ma questo vale per tutte le squadre, e poi da chi è ritenuto più adatto per caratteristiche tecniche e caratteriali a fornire il massimo contributo alla causa: è quindi nel caso d’identica condizione fisica che si delineano le gerarchie.
Fra i pali il titolare indiscusso è Gillet, fortemente voluto da Ventura perché è molto reattivo e capace di impostare l’azione, con il giovane Lys Gomis come secondo e con il compito di imparare da lui il mestiere e in terza battuta Alfred Gomis. In difesa Darmian, Glik, Ogbonna e Masiello, formano la linea a protezione di Gillet e della porta e per i compagni di reparto (D’Ambrosio, Di Cesare, Rodriguez, Agostini, Caceres, Migliorini) difficilmente ci saranno grandi spazi se non interverranno fattori esterni quali infortuni o squalifiche, anche perché se una difesa è solida è improbabile che venga cambiata. Nelle retrovie i cambiamenti di solito si fanno quando si subiscono troppi gol e se avviene vuol dire che c’è qualche elemento che non è all’altezza.
Spostandosi in mediana il discorso non cambia, se si gioca a due Gazzi e Brighi sono i titolari, in caso di centrocampo a tre si aggiunge Vives, magari in qualche partita nel corso della stagione a Gazzi e Brighi verrà concesso di rifiatare, come l’anno scorso era accaduto a Iori, ma al momento Basha, De Feudis e Gorobsov sono destinati tutt’al più alla panchina e soprattutto gli ultimi due ad aiutare i compagni in allenamento facendo gli sparring partner. Discorso differente per Suciu che deve recuperare dall’infortunio.
É alla voce esterni alti e attaccanti che nel Torino le gerarchie non sono ancora del tutto delineate. É indubbio che sulla destra Cerci è stato preso per fare la differenza e se non ha ancora disputato una partita dall’inizio è solo perché è arrivato negli ultimi giorni di mercato e non è ancora al top della forma fisica, Stevanovic quindi o dimostrerà di essere molto più incisivo di lui oppure sarà la sua riserva con il rischio di essere insidiato da Birsa, fuori per infortunio fino ad ottobre, ma giunto a Torino per rilanciarsi dopo una stagione in ombra al Genoa e quindi voglioso di ritagliarsi uno spazio. In carriera, come ha dichiarato lui stesso nella conferenza stampa di presentazione, ha cominciato come trequartista, ma da anni fa l’esterno preferibilmente destro, così può accentrarsi per andare al tiro. A sinistra Santana ha esperienza e qualità e se sta bene fisicamente la corsia è sua, al più potrà temere la concorrenza di Stevanovic che può giocare anche a sinistra. Quindi per Verdi, Bakic – in attesa che si ambienti e si capisca in quale ruolo e posizione all’interno del sistema di gioco del Torino potrebbe rendere al meglio – e Barbosa di posto in campo non ne troveranno molto, tanto è dovuto alla giovane età dei tre.
In attacco al momento Bianchi sembra quello che ha il posto più garantito, per affiancarlo è “agguerrita lotta” al sapersi inserire creando spazi, alla precisione nel tiro a rete e nel segnare fra Sgrigna e Meggiorni, con Sansone che farà di tutto per creare difficoltà di scelta a Ventura e Diop, invece, aggregato alla prima squadra per imparare visto che è giovane e non ha mai neppure disputato un secondo in serie B.
I giocatori sono professionisti e le gerarchie le conoscono bene quindi all’interno dello spogliatoio non ci sono problemi, se non una sana competizione per mettersi in luce durante gli allenamenti e indurre il mister a concedere opportunità, questo soprattutto se il gioco convincerà e i risultati saranno in linea con gli obiettivi stagionali, in caso contrario, come è naturale che sia, qualche insoddisfazione emergerà e allora starà all’allenatore e alla società far sì che i malumori non danneggino ulteriormente: questo è il calcio bellezza!
[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]