Toro, cose mai viste

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Insomma, succede sempre tutto a noi, e per certi versi questo ha proprio dell’incredibile. Il Toro, dopo l’ultima rivoluzione, quella di agosto più che di luglio, si ritrova in solitudine all’ultimo posto della serie B. Chiaramente non è tutto, una squadra che doveva essere pronta ad inizio campionato, per poter puntare ad un traguardo che ambisce per storia e tradizione, si ritrova alla vigilia della terza di campionato in piena costruzione, alla ricerca di un forte centrocampista capace di far fare il salto di qualità a questo reparto.

Al Toro però manca altro, manca una punta che possa garantire i gol quando Bianchi non può scendere in campo, manca un difensore che possa far rifiatare quelli che oggi giocano titolari, manca un esterno offensivo che possa far maturare i giovani presenti in rosa, manca forse un portiere che possa garantire un adeguato rendimento. Sono arrivati in settimana De Vezze e Pellicori, e con tutto il rispetto che posso avere per Petrachi e per i due giocatori, ottimi professionisti per carità, ci si aspettava altro, cioè il regista che si cerca ormai da tre mesi, una punta che possa con o senza Bianchi prendere in mano un reparto che per ovvie ragioni è determinante.

L’unica certezza, in questo momento, per il popolo granata rimane l’allenatore, cioè quel Franco Lerda che ha rinunciato ad allenare in serie A, per potersi sedere su quella del Toro. Un atto d’amore che rischia di non trovare un adeguata controparte, e non certamente da parte della critica che rimane libera di “contestare” alcune sue scelte. C’è da chiedersi, se questa era la squadra che voleva Lerda, se questi erano gli uomini chiesti dal tecnico, quelli cioè adatti al suo modulo di gioco, e non ultimo, se questa era la squadra che Petrachi aveva pronta a giugno? Oggi come oggi la rinuncia a Scaglia, Pestrin, Barusso e Sereni non ha pagato, nè ha pagato rinnovare per sette undicesimi una squadra che, pur tra mille difficoltà, aveva raggiunto la finale dei playoff. Vero che i gol di Bianchi avevano coperto mille magagne sia tecniche che tattiche, e tolto più volte le castagne dal fuoco, altrettanto vero, per come la penso io, che con quattro ritocchi mirati e di qualità, il Toro sarebbe oggi la squadra da battere. Parlando poi di mercato, rimane difficile per tanti club, Toro incluso, non per altri, esempio l’Atalanta, che si permette il lusso di sganciare quasi tre milioni di euro per assicurarsi le prestazioni di Carmona.

In e out di Cittadella-Torino

Out
Lerda: ha dovuto fare la conta per dirimere la questione offensiva,scegliendo forse la formula più complicata, in difesa, la scelta di confermare Filipe, con lo spostamento in avanti di D’Ambrosio non ha proprio pagato.
Morello: troppo facile il giudizio, un errore sia pur in compartecipazione sul primo gol, un errore grave sul secondo. La papera sul secondo gol conferma un vecchio assioma, cioè, che quello del portiere rimane un ruolo delicatissimo, la fiducia e la serenità valgono più di uno stato di forma ottimale.
Di Cesare: non mi ha convinto, non ha fatto grossi errori, ma Job e Bellazzini hanno goduto di troppa libertà.
Ogbonna: mi spiace bocciarlo nuovamente, ma l’Ogbonna che conosco è di tutt’altra pasta. Sul primo gol doveva e poteva fare meglio.
Sgrigna: una delusione, l’attenuante può essere la mancanza di un terminale offensivo, oppure il fatto che sembra giocare in un ruolo non suo. Nella sostanza ci mette poco del suo, gioca a fari spenti e non accende mai la manovra del Toro.
D’Ambrosio: buona la ripresa dove torna a fare il terzino con licenza di fluidificare, pessimo nel primo tempo dove a faticato più del dovuto, e per demeriti propri.
Lazarevic: come tutti i giovani alterna cose buone ad altre più o meno disdicevoli, resta l’impressione che abbia sprecato più del dovuto. Da rivedere.

In
Stevanovic: il suo ingresso vivacizza il Toro, è autore di buoni fraseggi e di iniziative pregevoli, manca forse di un pizzico di cattiveria in più.
Bassi: pronti, via, si ritrova alla prima parata importante del match, poi da sicurezza alla difesa con alcune buone uscite. Il migliore del Toro per quanto mi riguarda.
Garofalo: non è ancora il giocatore della passata stagione, migliora comunque il suo rendimento, spinge e scodella al centro buoni palloni e in difesa appare più tonico rispetto alla prima uscita.
Obodo: non certamente al top della condizione, eppure continua ad essere il più propositivo del centrocampo granata. Cala sul finale, ma questo si poteva mettere in preventivo.
Iunco: sbaglia due gol, ne segna uno. Volitivo, lo trovi ovunque, sbaglia qualche pallone, ma aiuta i compagni in difficoltà e copre ampie zone di cambio. Meglio, molto meglio rispetto all’esordio.

[Marina Beccuti – Fonte: www.torinogranata.it]