Toro: due elementi che rischiano di rendere il mercato “sotto tono”

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Non è una critica alla dirigenza granata, è bene chiarirlo subito anche perché non essendo ancora aperta la sessione estiva del mercato calciatori sarebbe demenziale fare delle critiche, ma il calciomercato di questa estate sarà veramente tante chiacchiere e qualche affaruccio o pseudo tale, sia in entrata sia in uscita, per tutte le squadre, quindi inevitabilmente anche per il Torino. Il calciomercato ufficialmente non ha ancora aperto i battenti, lo farà il 1 luglio e chiuderà alle ore 19 del 31 agosto, mentre dal 14 al 30 giugno si potranno depositare gli accordi preliminari. Come sempre il mese di giugno è quello dedicato ai prestiti e alle comproprietà, tra il 18 e il 20 si potranno esercitare le opzioni e dal 21 al 23 ci sarà spazio per le contro-opzioni. La finestra di “riparazione” sarà aperta dal 3 al 31 gennaio 2013. Il campionato di serie A inizierà il 25 agosto. Quindi è evidente che in questi giorni si sonda il terreno e al più si possono imbastire delle trattative che da giovedì 14, se portate a buon fine, possono essere depositate come accordi preliminari.

I motivi principali che spingono gli operatori a dire che il mercato sarà decisamente sotto tono sono di due ordini: economico e giudiziario. A queste due motivazioni si aggiunge una terza, che riguarda la tempistica, sarà impossibile che il calciomercato parta con sprint perché si gioca l’Europeo e quindi i calciatori con maggiore appeal saranno trattabili solo dopo il 1 luglio, giorno della finale. Questo di per sé non comporterebbe un ritardo, visto che il calciomercato inizia proprio il 1 luglio, ma vuol dire che difficilmente questi calciatori saranno oggetto di pre-trattative perché gli operatori di mercato attenderanno di visionarli durante la competizione internazionale, poiché a seconda di quanto si metteranno in luce le quotazioni saliranno o scenderanno, senza tralasciare il fatto che eventuali infortuni potrebbero cambiare il destino di questi calciatori. Di conseguenza se i top player sono “congelati” ripercussioni se ne avranno su tutto il calciomercato.

Tornando ai motivi principali che renderanno non semplici le trattative di questo calciomercato la gravissima crisi economica mondiale incide in tutti i settori e quindi anche sul calcio. Il “Report Calcio” 2012, il Rapporto annuale sul movimento calcistico italiano elaborato dal Centro Studi, Sviluppo e Iniziative speciali della Figc in collaborazione con l’Agenzia di Ricerche e Legislazione (Arel) e PricewaterhouseCoopers, presentato il 30 marzo scorso e relativo alla stagione 2010-2011 non lascia adito a dubbi sulla crisi che sta attraversando il calcio italiano. “E’ di 1 miliardo di euro l’apporto complessivo che il calcio italiano ha dato al fisco nel 2009: l’85% del totale (875 milioni) deriva dal contributo fiscale e previdenziale delle società professionistiche italiane, mentre i rimanenti 155 milioni di euro sono relativi al gettito erariale derivante dalle scommesse sul calcio; l’indebitamento complessivo della Serie A è di 2,6 miliardi di euro, in aumento del 14% rispetto all’anno precedente; la perdita netta prodotta dal calcio professionistico italiano è pari a 428 milioni di euro, in aumento di 80 milioni di euro rispetto alla stagione precedente (+23,2%), solo 19 sui 107 club analizzati hanno riportato un utile (+18%); il numero complessivo di spettatori che ha assistito agli incontri dei campionati professionistici italiani è in calo del 4,4% rispetto alla stagione precedente”. Questi dati sono stati commentati dal ministro per il Turismo, lo Sport e gli Affari Regionali Piero Gnudi:  “Il calcio è una grande realtà, ma io faccio il ragioniere e leggo bilanci molto preoccupanti. In altri ambiti, con questi numeri, si parlerebbe di società prossime al fallimento. Il patrimonio netto del calcio sta calando drammaticamente. Di questi rapporti ne abbiamo già visti altri, tutti pensavano che il fallimento del mondo del calcio fosse dietro l’angolo e invece non è successo niente. Oggi però il paese sta attraversando una crisi che sarà ancora lunga, così sarà difficile trovare dei mecenati che investano nel calcio. Inoltre si corre il rischio di non trovare società in grado di iscriversi ai campionati”. E’ evidente che se le società di calcio hanno problemi di bilancio difficilmente potranno spendere soldi nel calciomercato, questo caso non è riferito al Torino Fc, ma si tratta di un discorso generale che ovviamente finisce per interessare anche il Torino in quanto fa parte del mondo del calcio.

Se alla crisi si aggiunge anche scommessopoli, con tutte le incognite che comporta in termini di penalizzazioni di società che quindi inevitabilmente cambieranno strategie di mercato e di eventuali squalifiche dei giocatori coinvolti, diventa arduo operare sul mercato fino a quando non ci saranno le sentenze definitive. Sapere con certezza quali giocatori saranno squalificati è della massima importanza per le società, non solo per evitare di prendere calciatori che non potranno essere utilizzati chissà per quanto tempo, ma anche perché il valore economico di quelli non coinvolti nel calcio scommesse inevitabilmente salirà e questo inciderà non poco sul mercato.

In un calciomercato che gioco-forza dovrà essere attendista è palese che le chiacchiere siano tante e che gli affari saranno pochi, come è del tutto naturale che in questi giorni si assistano a sparate colossali sul valore di alcuni calciatori. Ad esempio per quel che riguarda il Torino la valutazione di Cerci, l’ala destra che interessa al club granata, fatta dalla Fiorentina di 8 milioni di euro è a dir poco singolare in quanto i viola vorrebbero disfarsene non perché il giocatore non sia talentuoso, anzi, ma per le bizze che ha fatto fuori e dentro il campo, ragionevolmente quale società spenderebbe così tanto per un giocatore caratterialmente difficile seppur di valore? Ragionevolmente nessuna, quindi o la Fiorentina abbassa le pretese o si tiene Cerci. Altro esempio Gazzi, il Siena chiede 2,5 milioni, ma giustamente il Torino ritiene questa cifra troppo elevata. Ed ora un esempio di possibile uscita dal club granata: Ogbonna. Cairo ha detto a Galliani che se lo vuole deve sborsare 22 milioni, le qualità di Angelo non sono in discussione, ma per un calciatore di ventiquattro anni che negli ultimi tre ha giocato in B, anche se è stato convocato per l’Europeo, 22 milioni sono troppi, se il presidente del Torino ha detto quella cifra perché non vuole cedere Ogbonna va benissimo, ma è impensabile che il Milan o altre società scuciano una tale cifra per averlo.

I tifosi attendano con pazienza, il vero mercato si farà molto probabilmente a ridosso degli inizi dei ritiri, ovvero poco prima della metà di luglio, al momento solo sondaggi e sparate di cifre, poi la risoluzione delle comproprietà e solo dopo si formeranno veramente le squadre.

[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]