Può sembrare un paradosso, ma il periodo più difficile per mister Ventura comincia ora quando è a un passo dal mantenere, come da obiettivo stagionale, la sua squadra in serie A, dopo avercela riportata gestendo lo scorso anno la rinascita del Toro, che prima del suo arrivo aveva perso per troppo tempo identità di gioco e di risultati. La difficoltà per mister Ventura non è arrivare alla matematica salvezza il prima possibile, ma impostare il salto di qualità che dovrà poi essere evidente nella prossima stagione.
Per salto di qualità s’intende superare i limiti che ancora rendono il Torino una squadra che non sempre con le altre formazioni alla sua portata riesce a imporre il proprio gioco in tutto il suo sviluppo e non solo nella parte difensiva, ma anche in quella offensiva-realizzativa e riuscire a togliersi qualche soddisfazione facendo di tanto in tanto uno sgambetto a chi è oggettivamente più forte. Oltre quindi ad aumentare il numero delle vittorie a discapito dei pareggi, il mister dovrà: valorizzare i giovani; scrollarsi l’etichetta di essere un po’ troppo affezionato calcisticamente ai giocatori che già in passato ha allenato; avere una concezione del gioco un tantino meno rigida, tralasciando qualche volta il retropassaggio se gli spazi sono chiusi e provando a superare il muro degli avversari con soluzioni differenti e più offensive. E’ chiaro che per fare tutto ciò bisogna avere calciatori tecnicamente adatti, ma da un allenatore che è generalmente considerato capace di insegnare il gioco del calcio ci si aspetta che riesca a trarre qualche cosa in più di quanto normalmente si potrebbe dai giocatori che ha.
Nuove soluzioni tattiche e valorizzare soprattutto i giovani che possono essere più facilmente plasmati sono sfide che se vinte portano un allenatore a divenire un modello da imitare gratificandolo più di quanto possano fare ingaggi anche economicamente interessanti. Ventura già a Bari ha sperimentato cosa vuol dire essere additato come chi ha compiuto un’impresa (stagione 2009-2010 con i pugliesi a quota cinquanta punti in serie A per la prima volta e finora unica della loro storia) e se oltre ad aver riportato il Torino nella massima serie e a mantenercelo riuscisse a dargli stabilità facendo sì che si posizionasse prima a metà classifica e in seguito lottasse per un posto in Europa allora altro che d’impresa si parlerebbe perché assurgerebbe a fondatore di un nuovo corso della storia granata.
[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]
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