Che il Torino non sia solo Ogbonna e Bianchi è indubbio, ma che da questi due giocatori, nel bene e nel male, passi il futuro della squadra è certo. L’ossatura di una formazione è fondamentale e va dal portiere alla punta, passando ovviamente dalla difesa e dal centrocampo e in ognuno di questi quattro reparti è fondamentale avere l’uomo giusto che detti i tempi e imposti il gioco.
Coppola è il portiere che serve e lo ha già dimostrato lo scorso anno nel Siena. A centrocampo Iori è colui che imposta le geometrie e fa da raccordo fra la difesa e l’attacco. Che il baluardo davanti a Coppola sia gestito da Ogbonna non si mette neppure in discussione, per questo il giocatore è indubbiamente l’elemento fondamentale per raggiungere l’obiettivo stagionale. Se lui non facesse più parte di questa squadra, in difesa si aprirebbe una voragine che a otto giorni dalla chiusura del calciomercato sarebbe difficilmente colmabile. Non che in Italia e all’estero manchino i difensori centrali, ma basta vedere i problemi che ci sono in questo ruolo anche in tante squadre di serie A, su tutte Roma e Juventus, per capire che trovare l’elemento giusto non è facile per nulla. Quindi ben venga l’orientamento del procuratore di Ogbonna, Branchini, che propende perché il suo assistito o si accasi in un’altra squadra nelle prossime ore oppure resti in granata e di conseguenza spetta a Cairo adeguargli l’ingaggio dimostrando con i fatti, visto che a parole più volte lo ha ripetuto, che Angelo è un patrimonio del Torino.
Il terminale dell’ossatura di una squadra è l’attaccante che realizza quanto costruito dai compagni e qui si arriva al punto dolente del Torino. Che Bianchi sia il bomber delle ultime stagioni è un dato di fatto: centootto presenze e cinquantasei gol dall’estate del duemilaotto ad oggi. Se i numeri sono dalla parte del capitano è veritiero però che nel 4-2-4 di Ventura servono due punte veloci, che sappiano agire negli spazi stretti e Bianchi non ha queste caratteristiche; come d’altronde non le hanno neppure gli altri compagni di reparto, seppur Antenucci e Sgrigna si avvicinino a questa tipologia di attaccanti, ma all’atto pratico finora non sono riusciti a concretizzare in campo queste loro peculiarità. Mentre Ebagua, avendo un fisico più possente, è meno portato ad agire nello stretto. Usando le parole che Cairo ha pronunciato al termine della partita di Coppa Italia con il Siena: “Ci manca soltanto il colpo del killer” si evidenzia che esiste il problema del gol. Per risolverlo le possibili strade sono due: o si cambiano gli attaccanti, ma questo forse bisognava farlo a inizio mercato e non ora che siamo agli sgoccioli, seppur un correttivo si potrebbe sempre apportarlo facendo uno sforzo e ingaggiando Barreto, o Ventura deve riuscire a rendere più concreta la parte terminale della manovra della squadra e gli attaccanti devono essere spietati sotto porta.
Ore decisive le prossime dunque per la stagione del Torino. Le lacune, sicuramente acuite dal fatto che a fine agosto la forma dei giocatori è discontinua e condizionata dai carichi del lavoro estivo, ma questo non riguarda solo il Torino bensì tutte le squadre, sono conosciute e di conseguenza bisogna porvi rimedio, altrimenti il girone d’andata sarà caratterizzato da partite con il Torino che avrà un buon possesso palla, ma farà fatica ad arrivare sottoporta e quindi a segnare, con evidenti conseguenze sui risultati.
C’è il tempo per prendere un esterno destro come Surraco, un attaccante come Barreto e un terzino destro e risolvere la questione Ogbonna-Bianchi trattenendo entrambi. Fatte queste indispensabili operazioni si potrà dire che il nuovo corso del Torino è stato intrapreso, altrimenti ci sarà l’ennesimo anno di alti e bassi con un finale che si è già visto.
[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]