Giampiero Ventura quando è arrivato al Torino aveva un preciso intento: riportare i granata in serie A e lo ha fatto. In tempi non sospetti, ovvero, già qualche mese fa, l’allenatore aveva detto che andare in serie A aveva un senso solo se poi il Torino ci fosse rimasto. Per rimanere in serie A non basta formare una squadra con giocatori adatti, serve anche avere alle spalle una società con una struttura adeguata e uomini competenti ed è questo che Ventura ha chiesto a Cairo. Il mister quando era arrivato al Torino aveva firmato un contratto annuale, questo per vedere se reciprocamente lui e la società si trovavano bene, se gli intenti erano comuni e se si riuscivano a raggiungere gli obiettivi prefissati. Una volta raggiunto l’obiettivo stagionale Ventura ha fatto le sue valutazioni così come la società e insieme hanno deciso di prolungare l’avventura firmando un contratto biennale, contratto che per essere valido e operativo deve essere depositato in Lega. Al momento il contratto non è stato depositato, non perché una delle due parti non sia convinta di aver fatto la scelta giusta, ma perché i programmi non si fanno con le parole bensì con i fatti.
I fatti sono di due ordini: organizzativi e di mercato, i primi attengono alla struttura societaria i secondi all’allestimento una squadra adeguata alla serie A. I fatti che chiede Ventura non sono eccessivi, ma in linea con il fair play finanziario e l’obiettivo di restare in serie A. Una società di calcio non può basarsi nell’organizzazione quotidiana sulla buona volontà di chi ci lavora e sull’improvvisazione nel risolvere i problemi che ci sono giorno per giorno. I dipendenti devono avere mansioni precise ed essere messi nella condizione di rendere al meglio occupandosi delle proprie competenze, ovviamente in modo coordinato con i colleghi. Avere un centro sportivo adeguato con una palestra ben attrezzata e che non sia un freezer d’inverno o diventi un acquitrino quando piove.
Il direttore generale e quello sportivo devono avere un budget e possibilità decisionali autonome. La logistica gestita direttamente a Torino senza dover far capo agli uffici milanesi dove svolge la sua attività il presidente. Una persona preposta allo scouting delle partite. Un team manager che affianchi Giacomo Ferri in modi che quest’ultimo sia ancora più vicino all’allenatore e ai giocatori. Altri professionisti per potenzioare lo staff medico con più massaggiatori e fisioterapisti. Ci deve essere una sala stampa non ubicata in un container e personale preposto a instaurare rapporti, nel reciproco rispetto ognuno delle proprie mansioni, con tutti i media tradizionali e nuovi posti sullo stesso piano. Sviluppare il marketing per sfruttare al meglio un’immagine nuovamente positiva del Torino e le potenzialità che derivano dall’avere una tifoseria di un milione di persone entusiaste per il ritorno in serie A.
A tutto ciò ovviamente si aggiunge allestire una squadra adeguata alla categoria e darla quasi al completo all’allenatore per il primo giorno del ritiro. Ormai lo sanno anche le pietre che al Torino serve un portiere, un difensore centrale, due se dovesse andare via Ogbonna (del futuro del ragazzo se ne parlerà al termine dell’Europeo), un terzino sinistro, un centrocampista in grado di assolvere al compito di regista, due esterni alti, uno destro e uno sinistro, e una punta che da sola garantisca non meno di quindici gol. Di nomi in questo periodo ne circolano tantissimi: Sorrentino, Gillet, Agazzi e Ujkani per quel che riguarda i portieri; Ranocchia, Rolin, Natali, Canini e Domizzi nel ruolo di difensori centrali; un eventuale ritorno di Rubin, Pasquale, Aurtenetxe, Peluso, Brivio e Marchese come terzini sinistri; Gazzi, Strasser, Pizarro, Rodriguez, Constant, Kurtic, Tachtsidis e Krsticic per il centrocampo; Cerci, Narsingh, il possibile nuovo accordo con l’Inter per trattenere Stevanovic, Marchionni, Alessandrini, Mavrias, Sansone, Gimenez e Leto per quel che riguarda gli esterni di centrocampo; Maxi Lopez, Barreto, Floccari, Floro Flores, Pozzi, Paloschi e Giovinco per l’attacco. Le idee non mancano e sono quasi tutti alla portata e con stipendi in linea con i tetti per salvaguardare il fair play finanziario, ma Ventura e i tifosi aspettano i fatti, rendendosi perfettamente conto che, a causa di scommessopoli e che non è ancora iniziato ufficialmente il calciomercato, gli affari immediati sono impossibili quindi questo è un periodo di chiacchiere, ma non devono essere un bla bla bla tanto per dar aria alla lingua bensì un parlare finalizzato alla stipula dei contratti.
[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]
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