Potrebbe sembrare prematuro parlare del futuro del Torino visto che non si sa ancora in quale categoria militerà, anche se tutto porta a credere che dopo tre anni di auto-parcheggio in B tornerà a calpestare i campi della A, ma è questo il periodo dove si pongono le basi per il futuro e a tal proposito viene da chiedersi perché il club granata è stato così poco lungimirante da farsi scappare un collaboratore come Valentino Angeloni, da ieri nominato nuovo responsabile degli osservatori dell’Inter con un contratto di tre anni. Angeloni aveva collaborato con il Torino per una stagione quando c’era Stefano Antonelli e poi per quattro anni ha fatto parte della commissione tecnica dell’Udinese e in contemporanea nell’ultima stagione è stato anche consulente di mercato del Taranto. Che in granata avesse fatto bene basta citare che su suo consiglio erano stati presi Rubin e Dzemaili, che, oltre ad aver dimostrato di essere due calciatori validi quando indossavano la maglia granata, hanno anche apportato dei bei soldini, soprattutto il secondo, nelle casse della società. Che dire, uno come Angeloni era decisamente meglio se lo si teneva ben stretto, però ormai cosa fatta capo ha, questo ovviamente senza nulla togliere a chi attualmente ricopre questo incarico nel Torino, ma Angeloni aveva già dimostrato di saperci fare mentre gli attuali devono ancora farlo.
Focalizzando l’attenzione sul parco giocatori è bene ricordare che dell’attuale rosa: Morello, Parisi, Pratali, Zavagno e Gasbarroni sono in scadenza di contratto; Benussi, Coppola, Darmian, Basha, Guberti, Iori, Oduamadi, Surraco e Pasquato sono in prestito; Glik, Stevanovic, Antenucci, Meggiorini e Verdi sono in comproprietà. A questi va aggiunto Ebagua dato a gennaio in prestito al Catania. Mentre sono di proprietà e non hanno il contratto in scadenza: Gomis, Chiosa, D’Ambrosio, Di Cesare, Ogbonna, Masiello, De Feudis, Suciu, Vives, Bianchi e Sgrigna. Di questi ultimi la scadenza del contratto nel 2013 è per Di Cesare, Masiello, De Feudis, Bianchi e Sgrigna; nel 2014 Gomis, Chiosa, D’Ambrosio e Vives; nel 2015 Suciu; nel 2016 Ogbonna. Di proprietà del Torino c’è anche Pagano, il cui contratto scadrà nel 2013 e da gennaio è in prestito alla Nocerina.
Senza dimenticare che vi sono dei giovani cresciuti nel vivaio del Torino e che sono in prestito o in comproprietà e militano in altre società, fra tutti Benedetti in comproprietà con l’Inter e attuale difensore del Gubbio e Comi anche lui in comproprietà e attualmente gioca nella Primavera del Milan. In questo periodo fra le tante cose il Torino dovrebbe anche decidere quali sono i giocatori in comproprietà e in prestito che hanno dimostrato di valere e che si vorrebbero trattenere anche il prossimo anno e iniziare ad intavolare discussioni con le società che detengono i loro cartellini. La chiave di volta di questa stagione è stata fornire a Ventura i giocatori con caratteristiche idonee alla sua concezione di gioco e metterli, quasi tutti, a sua disposizione fin dall’inizio della preparazione estiva, comportarsi in maniera differente quest’estate sarebbe il peggior errore che si potesse commettere.
Che non tutti gli attuali giocatori della rosa granata siano atti a giocare in serie A è certo, su quanti possano senza ombra di dubbio essere titolari inamovibili in A si può mettere la mano sul fuoco senza paura di bruciarsela solo per Ogbonna e Bianchi, non che altri non meritino la massima divisione, ma per alcuni di loro sarebbe la prima volta che vi militerebbero e per altri vi sono stati dei trascorsi, però senza ancora aver dimostrato di poter essere considerati titolari inamovibili. Su Ogbonna è facile ipotizzare che possa aprirsi un’asta, in quanto Angelo è dà tempo nel mirino di grandi club italiani e stranieri e quindi le possibilità che rimanga al Torino non solo molte, anche perché con la sua cessione le casse societarie si riempirebbero di soldoni utili per adeguare la rosa alla serie A. Forse i tifosi granata possono sperare che prevalga la decisione di far disputare a Ogbonna un intero campionato in A con la maglia che lo ha visto crescere come calciatore fino a farlo approdare in Nazionale, al fine di fargli acquisire maggior esperienza per poi approdare in una squadra di primissimo livello.
Discorso differente per Bianchi prima di tutto dovrà essere chiarito se la società vuole continuare a tenere il capitano e questo è legato anche all’allenatore, visto che pure mister Ventura è in scadenza di contratto, come d’altronde il direttore sportivo Petrachi, e al modulo con il quale si vorrà affrontare la massima divisione, perché ormai lo sanno anche le pietre che Bianchi non ha le caratteristiche tecniche più adatte al 4-2-4 di Ventura e che questo modulo non valorizza al meglio una punta come Bianchi. Già a gennaio nelle ultime ore di mercato Bianchi è stato a un passo dall’essere ceduto al Catania, pertanto non è da escludersi a priori che il suo addio possa consumarsi in estate, a questo punto però bisognerebbe monetizzare al massimo la sua cessione e per farlo occorrerebbe un prolungamento del contratto che la scadenza nel 2013 ne abbatte il valore di mercato. Anche per Bianchi vale il discorso fatto per Ogbonna che l’eventuale cessione servirebbe a incrementare il budget societario, anche se trovare poi due sostituti di egual valore vorrebbe dire spendere molti dei denari incassati dalla loro vendita.
Nell’ultimo periodo circola la voce di un possibile approdo al Torino di Ranocchia, giocatore ben conosciuto e valorizzato da Ventura che lo ebbe a Bari. Il ragazzo è di proprietà dell’Inter che potrebbe anche decidere di prestarlo al Torino per far si che il suo ex allenatore lo valorizzi ulteriormente, dopo l’attuale stagione non al top dovuta anche alle vicissitudini della squadra nerazzurra. Ma sorge spontanea una domanda: perché valorizzare un giocatore in un altro club, anche se dovesse rientrare in un discorso più ampio che coinvolgesse la comproprietà di Stevanovic, quando nel vivaio granata è cresciuto Benedetti che è stato dato in comproprietà proprio al club di Moratti e che gioca nello stesso ruolo di Ranocchia? E’ vero che Simone è più giovane di Andrea, l’uno è del 1992 e l’altro dell’88, e che il primo è alla sua prima esperienza da titolare in prima squadra quest’anno in serie B al Gubbio e che l’altro è già alla sua terza stagione in A, anche se la prima, quando militava nel Bari, dopo un avvio ad alto livello nel girone di ritorno a causa di un infortunio al ginocchio ha dovuto chiudere anticipatamente la stagione, però nonostante queste differenze rimane l’interrogativo sul perché il Torino non valorizzi i suoi giovani e lo faccia con quelli degli altri: i propri sono a costo zero e poi se vengono ceduti portano denaro, gli altri tutt’al più fanno incassare qualche euro per la valorizzazione o servono per intavolare discorsi su prestiti o nella migliore delle ipotesi comproprietà. Domande legittime che però non hanno risposte, meglio pensare all’Empoli e a ritornare in serie A.
[Elena Rossin – onte: www.torinogranata.it]
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