Tre storie di una stessa Roma

Effetto cloroformizzante. Così parlò Walter Sabatini pochi giorni fa in conferenza stampa, riferendosi a Trigoria, a Roma, ad un ambiente che evidentemente, anziché caricare a pallettoni i suoi illustri ospiti, produce l’effetto contrario. Dichiarazione che profuma un pò d’alibi, ma che in effetti sembra contenere qualcosa di vero, se solo si analizzano i dati degli ultimi tre, sconcertanti anni.

Ora come ora, sotto l’occhio del ciclone c’è l’attuale gruppo di calciatori. Accusato di aver scaricato Zeman, di non gradire il lavoro duro negli allenamenti, di sbattersene altamente del pubblico e dei risultati. Osservando il presente mediocre, al tifoso medio vien facile rimpiangere il passato. Improvvisamente tornano in mente nomi e volti di una Roma che non c’è più. Proprio quegli elementi, però, che due anni fa si resero autori di una stagione assai insoddisfacente. Nel 2010-2011, la seconda Roma targata Ranieri avrebbe dovuto spiccare il volo, dopo un’annata di grandi rincorse ed eccellenti sconfitte. Borriello, Simplicio, l’illusione Adriano. Doveva essere un trionfo, fu invece un disastro. Squadra spenta, fiacca e sconclusionata. Simile, nel rendimento, a quella dell’ultimo anno spallettiano 2008-2009. Maldestra in avvio, abile nel riprendersi gradualmente fino al crollo totale di febbraio. Ranieri fece le valige e scappò via, al suo posto Montella. Ed anche allora, come oggi, bordate su bordate ai calciatori, accusati di aver complottato e spedito a casa il tecnico.

Era la Roma di Doni, Cassetti, Mexés, Juan, Riise, Pizarro, Vucinic e Ménez. Il collettivo che in tanti ricordano e rimpiangono con la lacrimuccia, senza molta memoria. Per tentare di chiudere il rubinetto del passato e guardare al futuro, la dirigenza entrante decise di attuare un repulisti generale, persino con eccessiva durezza. Dentro una serie infinita di volti nuovi: Stekelenburg, Kjaer, Heinze, José Angel, Gago, Pjanic, Lamela, Borini, Osvaldo, Bojan. E un nuovo mister al timone, Luis Enrique. Diverso da Ranieri, diverso da Montella, per certi versi unico a sé stesso. La revoluciòn fu un flop, con l’asturiano dal mento pronunciato mai in grado di produrre una reale inversione di marcia. Solite scene, solite storie: risultati scadenti, prestazioni spesso imbarazzanti, imbarcate e umiliazioni. Pensando al futuro, s’iniziò a dire: “Serve un’altra infornata di gente nuova. E soprattutto, un nuovo allenatore. Né alla Ranieri, né alla Luis Enrique. Uno che faccia calcio propositivo, ma in verticale, puntando alla porta”.A furor di popolo, ecco Zeman. Il guru che avrebbe dovuto far ripartire (a velocità sostenuta) il carrozzone giallorosso.

Lavoro, lavoro, lavoro. Sudore, sudore, sudore. I carichi intensi, i gradoni, le doppie sedute. Questi i motivi che hanno fatto sognare il popolo romanista per un’intera estate. L’auspicio era finalmente quello di poter riammirare una squadra veloce, tosta, propositiva e feroce. La Roma “arrogante” chiesta a più riprese da Sabatini. Dal mercato ecco Goicoechea, Piris, Marquinhos, Castàn, Balzaretti, Dodò, Bradley, Florenzi, Tachtsidis e Destro. Tutta un’altra cosa, ma sempre la stessa Roma. Entusiasmante solo a tratti. A San Siro con l’Inter, all’Olimpico con Fiorentina e Milan. Per il resto, molteplici passaggi a vuoto, una valanga di gol presi ed i soliti difetti atavici: mancanza di concentrazione, solidità e cattiveria agonistica. Zeman ha pagato, come pagò Ranieri. E di Andrezzoli si pensa esattamente quel che si pensò, ventiquattro mesi fa, di Montella. “C’è lui perché è amico dei calciatori”. Cambiano i volti, le facce, i protagonisti e il destino della Roma, da tre anni, è sempre lo stesso. Un goffo navigare tra la zona Europa League e il nulla. Ormai individuare i reali colpevoli, aldilà del facile slogan del “via tutti” (si, ma per prendere chi?), è una missione. Trigoria, ad oggi, dà l’idea di un mondo infetto. Dove chi entra, diventa un incapace. Chissà che dopo miti, scenziati e santoni, a risolvere questa situazione non sia il più normale di tutti, Aurelio Andreazzoli. “Tanti auguri”, in questo caso, è il minimo che si possa dire.

PORTIERE TITOLARE:
2010-2011: Julio Sergio
2011-2012: Stekelenburg
2012-2013: Goicoechea

DIFESA TITOLARE:
2010-2011: Cassetti, Mexés, Juan, Riise
2011-2012: Rosi, Kjaer, Heinze, José Angel
2012-2013: Piris, Marquinhos, Castàn, Balzaretti

CENTROCAMPO TITOLARE:
2010-2011: Perrotta, De Rossi, Pizarro
2011-2012: Gago, De Rossi, Pjanic
2012-2013: Bradley, Tachtsidis, Florenzi

ATTACCO TITOLARE:
2010-2011: Ménez, Borriello, Vucinic
2011-2012: Borini, Totti, Osvaldo
2012-2013: Lamela, Osvaldo, Totti

[Alessio Nardo – Fonte: www.forzaroma.info]

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