I tifosi del Milan ci avevano perso l’abitudine: un centrocampista dinamico, capace di inserirsi, di attaccare e difendere con la stessa grinta e costanza. Kevin Prince Boateng è già nuovo idolo di San Siro: la mostruosa prestazione contro l’Auxerre, con tanto di assist, ha lasciato un solco importante nella stagione rossonera, che ora Max Allegri è chiamato ad ampliare.
Non ce ne vorrà Ambrosini, ma mai un infortunio (in bocca al lupo al capitano per il recupero) fu più opportuno: “Ghetto Kid” entra ed esalta, arringa la folla come un vero leader tra un tackle ed un inserimento. Boateng è oro per un reparto che non può assolutamente continuare con gli stessi, leggendari ma ormai chilometrati, giocatori, da Seedorf a Gattuso, per 60 partite in una stagione: una ventata di entusiasmo, ma soprattutto una variabile impazzita importante nel gioco offensivo.
E’ stata una prestazione “da Rijkaard”, senza essere blasfemi: un giocatore “box to box”, per dirla all’inglese, di quelli che fanno la differenza quando il gioco si fa duro e non solo sul velluto. L’uragano Boateng potrebbe trascinare con sè magari anche Mathieu Flamini, oggettivamente una delusione nelle sue prime due stagioni: eppure il francese ha caratteristiche e cuore giuste per convincere Allegri ed integrarsi col tedesco-ghanese, in una linea mediana che, a quel punto, finalmente sarebbe davvero rinnovata a fondo, fermo restando la titolarità di Pirlo. Mancherebbe un regista pronto a cogliere l’eredità del bresciano: peccato non aver insistito su Hernanes, che nelle prime uscite con la Lazio ha già dimostrato di essere un giocatore di altissima qualità.
Per anni il Milan ha sbagliato, bisogna ammetterlo: ha vissuto di rendita sui 3 acquisti di Gattuso, Pirlo e Seedorf, geniali ma anche un po’ fortunosi… Da lì, solo pezze: Vogel, Dhorasoo, Emerson (8 milioni buttati), Cardacio, Beckham (fuoriclasse sì, ma senza futuro), eppure il calcio di oggi ha dimostrato come le coppe, a fine stagione, si vincano anche e soprattutto con l’abbinamento tecnica-muscoli di una seconda linea fresca e di gamba. Nel 2000 si aspettava il Principe, ma la sfortuna privò San Siro di uno dei centrocampisti più forti della storia del calcio: 10 anni dopo, un Principe di nome e di fatto, con tutt’altre caratteristiche, può cambiare volto alla squadra.
A proposito di nobiltà, la corona è tutta per Zlatan Ibrahimovic ed altrimenti non potrebbe essere: due gol, esultanza spaziale e polemica post partita che ha fatto versare fiumi di inchiostro. Troppo, forse: il calcio italiano cercava un personaggio che facesse discutere anche dopo il fischio finale? Eccolo servito, precursore ed erede contemporaneamente dello Special One Josè Mourinho. Certo, il bersaglio questa volta l’ha scelto grosso, una leggenda come Arrigo Sacchi, ma in realtà Zlatan ha solo scoperchiato un vaso di Pandora già strabordante: da tempo una buona fetta di tifosi milanisti si chiedeva perchè il Mago di Fusignano fosse sempre così tagliente e polemico nei confronti del Milan e dei suoi giocatori, da Ronaldo prima a Ronaldinho poi, senza mezze misure definito un ex giocatore. In molti mi avete scritto mail calde, chiedendomi di trattare l’argomento in questo editoriale: mi scuso con voi, ma penso che gettare altra benzina su un fuoco che doveva restare una fiammella, sia un sofismo gratuito, nonchè un danno per il delicato momento della stagione rossonera. “Ma lascia stare” diceva Ibra in quella famosa pubbblicità: in fondo, agli italiani, il calcio piace proprio così… Tanto vale goderselo, senza stabilire a mezzo stampa vittime e carnefici, educati e maleducati.
[Francesco Letizia – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]