PRIMO TEMPO – L’Atalanta del primo tempo, è partita molto bene, giocando a viso aperto, dimostrando che le scorie del 4-0 subito domenica scorsa contro il Parma, non hanno lasciato strascichi sul morale dei nerazzurri. Al 5’, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Bonaventura in area calcia verso la porta, ma il pallone viene deviato sulla linea di porta da Allan sul palo. Risponde pochi minuti dopo l’Udinese con Muriel ma è bravo Consigli a neutralizzare la conclusione del colombiano. Ma l’Atalanta è viva e su un cross di Benalouane, Moralez in sforbiciata calcia verso la porta di Scuffet ma il portierino 17enne friulano si supera con una prodezza deviando il pallone in angolo. Al 20’, però, i nerazzurri, approfittando di un organizzazione difensiva friulana non impeccabile, passano in vantaggio con Brivio che raccoglie in area un traversone di Raimondi e supera Scuffet.
SECONDO TEMPO – Nella ripresa, di fronte ad una Udinese non irresistibile, i nerazzurri inspiegabilmente arretrano nella propria metà campo a difesa del vantaggio, rinunciando invece ad attaccare per cercare il raddopio. I friulani prendono campo e al 25’ raggiungono il pareggio su calcio di rigore. Lopez lascia partire un tiro da fuori area, Consigli respinge corto il pallone su cui si avventa prima di tutti Di Natale ma è steso da Stendardo. Rigore che lo stesso capitano bianconero trasforma per l’1-1.
REAZIONE A METÁ– Il pareggio va benissimo, l’Atalanta smuove una classifica che in caso di sconfitta, poteva tornare a preoccupare, ma il rammarico è per quello che si è visto nel primo tempo ed è completamente svanito nel secondo. Avrei capito una fase difensiva se obbligati a farla dall’avversario, ma l’Udinese della ripresa, faceva decisamente fatica a costruire gioco, non entrava mai in area con i suoi centrali offensivi e sulle fasce, non incideva mai.
Sembrava che i nerazzurri, attendessero da un momento all’altro la reazione dei friulani che invece non arrivava. Alla fine, solo una giocata di Lopez e un rigore di Di Natale, hanno permesso ai bianconeri di raggiungere il pareggio senza mai rendersi davvero pericolosi. Perché si è smesso di giocare? Mistero che Colantuono dovrà spiegare.
CLASSIFICA E BILANCINO DEL FARMACISTA– In settimana, giustamente, alcuni tifosi si sono lamentati di una società appiattita sul solito obiettivo minimo della salvezza. Premesso che gli OBIETTIVI NON SI DICHIARANO MA SI RAGGIUNGONO sul campo con i fatti, ritengo che sia nel DNA e nella mentalità dell’Atalanta, la dimensione della salvezza. Vero, dopo la partita con il Napoli, la zona europea era a soli 6 punti, ma fatalmente, inconsciamente, i nerazzurri, si sono seduti sugli allori e dopo lo la sonfitta indolore subita contro la Fiorentina e lo schiaffone preso dalParma, sono tornati a giocare per rimettere un po’ di mattoncini sull’obiettivo minimo da raggiungere con la massima tranquillità. Nessuno tra i tifosi e in società, mette e metterà fretta a questa squadra, dunque perché sbattersi? É inutile continuare a chiedere di più, per obiettivi più ambiziosi, ripassate tra qualche anno, con la consapevolezza però che altre squadre non staranno certo a guardare.
ESEMPIO VERONA – Il Verona, è l’esempio di come una squadra già salva da mesi, continua a marciare a gran ritmo e una volta raggiunta la salvezza, ha alzato l’asticella immediatamente senza che nessuno ad inizio stagione gli avesse chiesto nulla di più che una permanenza in A da ottenere anche all’ultima giornata. Toni, Romulo, Iturbe, tre giocatori che Sogliano è stato fenomenale a prendere, alla faccia dei giovani. A proposto di mercato, l’Atalanta si è lasciata sfuggire lo svedese under 21 Berisha per troppo attendismo, mentre le altre, aprono in segreto le trattative e le chiudono appena ne hanno la possibilità. A voi le responsabilità di queste strategie folli.
STENDARDO – Qualcuno si è lamentato in settimana per il prolungamento del contratto al 32enne Stendardo. Le lamentele derivano in seguito alle parole di Percassi che alla vigilia del campionato, aveva parlato di un’Atalanta di giovani. L’argomento, come sapete, non mi entusiasma affatto, deve giocare chi merita indipendentemente dall’età anagrafica. Per questo, preferisco un prolungamento di 2 anni a Stendardo, professionista impeccabile, un giocatore che ogni volta ci mette impegno e grinta, rispetto ad un contratto ad un Livaja, “giovane vecchio” che quando gioca, sembra che stia facendo un favore a Colantuono e ai tifosi.
CLASSIFICA – L’Atalanta ora, ha 8 punti di vantaggio sulla zona salvezza, domenica ospiterà il Chievo e in caso di vittoria, chiuderebbe definitivamente il discorso per la permanenza in A. Scordatevi però altre partite giocate alla morte o con grinta, d’ora in poi, i nerazzurri, giocheranno con la calcolatrice in mano, un punticino di qui, uno di la e buone vacanze a tutti gli abbonati.
DENIS – A QUESTO PUNTO, IL TANQUE STA DIVENTANDO SDAVVERO UN CASO – É da 5 partite che non combina nulla, zero assoluto. L’Atalanta sta giocando in 10 senza attacco. Soluzioni? Nessuna per colpa di un mercato fatto ad uso e consumo dei capricci dell’argentino che non voleva concorrenza al suo fianco. Per quest’anno, ormai va così, ma è chiaro che da giugno,sarebbe da querela se non si intervenisse per acquistare una punta di valore che non sia un’alternativa a Denis, ma un vero e proprio titolare a tutti gli effetti. Denis, alla tenera età di 33 anni, si metterà il cuore in pace ed accetterà di stare in panchina perchè un Denis così è solo controproducente per la squadra.
CIGARINI IN PANCA – Chiudiamo con il caso che farà discutere in settimana. Perchè Cigarini in panchina? Appoggio in pieno la scelta di Colantuono e ricordo che in settimana, sono arrivati un sacco di messaggi dei tifosi in cui si diceva che Cigarini, quest’anno, era il lontano parente del centrocampista visto l’anno scorso. Una valanga di messaggi in cui si diceva:”Cigarini così, non serve a nulla, dentro Baselli“. Bene, oggi Colantuono vi ha accontentato, ora, chi si lamenta, ha poca onestà intellettuale.
[Luca Ronchi – Fonte: www.bergamonerazzurra.com]
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