“Ma quella grinta, prima, dov’era?”. Il finale confuso, caotico, nervoso ha dato l’immagine di giocatori arrabbiati, vogliosi di non arrendersi ad una beffa amara ma, visto che la partita era praticamente finita, anche ininfluente come il gol del 2-0 di Pereyra. Peccato per i tifosi biancocelesti, però, che fino al 94′ di grinta e voglia se ne sia vista poca, molto poca. Una rissa, quella finale, inutile, che priverà la Lazio di Dias (espulso) e probabilmente Marchetti (spinta all’arbitro). L’Udinese ci ha provato nel primo tempo, ha sfiorato il vantaggio con Di Natale e due volte con Pinzi, la Lazio si è fatta vedere con Rocchi ed è stato bravo Handanovic. Da lì in poi, il portiere sloveno non è più stato chiamato in causa. Il secondo tempo di Ledesma e compagni è passivo, limitato alla fase difensiva. L’Udinese spinge, ci crede, è conscia di avere di fronte un avversario alle corde e allora Di Natale punisce Marchetti con un bel gesto tecnico. Nessuna reazione, però, arriva dalla Lazio. Quella di Udine è la terza sconfitta nelle ultime quattro partite, solo con il Lecce è arrivato un punto. I biancocelesti non vincono da un mese, dal 3-1 sul Napoli: poi il buio e un vantaggio sulle avversarie dilapidato. Ad oggi la Lazio sarebbe anche fuori dall’Europa League, con il Napoli in Champions per la classifica avulsa. La Lazio è in crisi, una crisi che sembra difficile superare: mancano risorse, mancano i giocatori migliori a Reja. Adesso serve un miracolo, un’impresa. Ma, stasera, in casa Lazio, sono i rimpianti a farla da padrone.
FORMAZIONI – Emergenza senza fine per Reja e per la Lazio: mancano titolari come Klose, Hernanes, Lulic e Brocchi. Durante il riscaldamento il tecnico rinuncia a Diakitè che va in panchina e allora messo da parte l’esperimento del 3-5-1-1 e largo ad un 4-4-1-1 in cui Garrido e Gonzalez si muovono sugli esterni di centrocampo con Ledesma e Matuzalem centrali e Mauri dietro a Rocchi. In difesa torna Konko a destra, Scaloni a sinistra e Biava e Dias centrali. Guidolin, invece, recupera Domizzi e Basta. Il modulo rimane il 3-4-2-1 con Fabbrini e Abdi dietro a Di Natale in avanti. In mezzo spazio ad Asamoah, Pinzi e Fernandes con Basta e Pasquale sugli out. Il terzetto difensivo è formato da Domizzi, Danilo e Benatia.
PRIMO TEMPO – E’ sfida per la Champions, una sorta di spareggio. I friulani, allora, partono subito forte e il primo brivido è firmato Di Natale che su punizione chiama Marchetti al grande intervento. Il pericolo sembra svegliare la Lazio che comincia ad aggredire bene il portatore di palla avversario e prova anche a pungere in ripartenza anche se grandi parate Handanovic non ne compie. La partita è equilibrata: la Lazio è attenta a non prenderle e gioca in ripartenza mentre l’Udinese tenta d’imporre il suo gioco fatto di ritmi alti e iniziative sugli esterni. Ma i bianconeri non sono freschi, si vede che la fatica di una stagione intensa pesa sulle gambe e allora i biancocelesti, anche se in modo non sempre ordinato, si difendono senza troppi patemi ed è Pinzi con due sventole dai 25 metri a scaldare il pubblico del “Friuli” ma prima il pallone esce di poco, poi è Marchetti a sventare il pericolo. La maledizione degli infortuni continua a colpire la Lazio: il primo ad arrendersi è Matuzalem che si fa male da solo al ginocchio sinistro che, in settimana, aveva già dato problemi. Poi è Biava ad alzare bandiera bianca dopo un duro intervento di Fabbrini. Reja opta per Cana e Diakitè al loro posto. La Lazio si fa vedere sul finale di tempo: cross di Konko e colpo di testa di Rocchi, Handanovic si esalta e manda in angolo. Primo tempo con poche emozioni, dunque, giocato con paura dalle due compagini che vanno a riposo sullo 0-0. Risultato giusto che rispecchia l’andamento dei primi 45′ in cui c’è stato anche un po’ di nervosismo con quattro ammoniti: tre per l’Udinese (Abdi, Pinzi e Fabbrini) e uno per la Lazio (Matuzalem).
SECONDO TEMPO – L’Udinese parte subito forte, è Asamoah dopo pochi secondi a provare il tiro dai 30 metri, il pallone finisce fuori non di molto. La squadra di Guidolin è rigenerata e spinge il piede sull’acceleratore, la Lazio fa una fatica tremenda a ripartire: nessuno dei biancocelesti riesce a mantenere il possesso palla, Rocchi non tiene alta la squadra e allora l’Udinese fa un po’ quello che vuole e Basta al 62′ ci prova con un tiro che sibila vicino al palo destro di Marchetti. Cana viene ammonito per un fallo su Danilo, Reja è furioso con tutti i suoi giocatori perché la Lazio è totalmente passiva, si limita a difendere e lascia ampi spazi agli avversari in mezzo al campo. Guidolin butta nella mischia Pereyra per uno spento Abdi. La Lazio della ripresa è totalmente in balia dell’avversario, non supera mai la sua metà campo e allora al 68′ Dias si perde Di Natale a centro area e il numero 10 bianconero sfrutta al meglio un cross di Pasquale e in spaccata beffa Marchetti. Vantaggio stramertitato per l’Udinese, Reja opta per Kozak al posto di un Garrido assolutamente insufficiente. Guidolin fa entrare Fernandes per Fabbrini ma è sempre Di Natale a creare pericoli e un suo esterno sinistro finisce fuori di poco. I biancocelesti sono spenti, in campo non sembra esserci neanche cuore, grinta, l’unico in trance agonistica sembra essere Reja. Torje entra per Di Natale ed è impressiona come la Lazio sembri una squadra priva di ogni iniziativa, di ogni velleità offensiva.
Una squadra che appare essersi arresa ad un destino avverso. Il primo squillo laziale arriva all’80’: sponda di Kozak per Cana che a centro area, ma disturbato da Benatia, calcia altissimo. La sintesi del secondo tempo biancoceleste è un tiro di Ledesma da 40 metri che, però, finisce fuori con Handanovic in controllo. L’Udinese controlla facilmente il vantaggio e uno dei pochi brividi è causato da uno scontro tra Torje e Marchetti con il portiere che resta a terra, dolorante, per qualche minuto. La Lazio non ne ha, non crea neanche un pericolo, Handanovic non si sporca mai i guanti. I quattro minuti di recupero scorrono tranquilli fino a quando l’Udinese in ripartenza trova sì il 2-0 con Pereyra ma lo fa quando la Lazio era ferma convita di aver sentito il triplice fischio di Bergonzi. In realtà il fischio era arrivato dalla tribuna e solo i biancocelesti avevano frainteso visto che tutti i giocatori bianconeri hanno continuato l’azione. Da lì si scatena un caos incredibile: Dias viene espulso, Scaloni è furioso e viene ammonito, in campo c’è anche Tare, è un tutti contro tutti volano spintoni e parole grosse ma Bergonzi decide di convalidare il gol e la partita finisce così. Un finale caotico, specchio di una squadra nervosa, arrabbiata e grintosa quando ormai non contava più, quando non aveva più alcun senso visto che, comunque, la partita era finita. L’Udinese vince meritatamente, si porta a 55 punti insieme a Napoli, Inter e proprio Lazio. La corsa Champions ora è una vera e propria bagarre.
[Marco Valerio Bava – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]