Ventura: “Partita non facile da interpretare”

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logo-torinoL’allenatore granata è soddisfatto della vittoria e dello spirito che è stato creato nel gruppo, ma ha sottolineato che la sua squadra è stata meno brillante di altre volte. Non ha commentato il rigore concesso, però ha ricordato i torti arbitrali subiti dal Torino.

Come commenta la vittoria sull’Atalanta, forse c’è stata un po’ di sofferenza?

“In serie A vittorie non sofferte è difficile ottenerle. Oggi è stata una partita meno spettacolare rispetto ad altre perché da una parte c’era l’Atalanta che è stata brava a leggere le traiettorie e a chiudere gli spazi e dall’altra noi avremmo dovuto essere un pochino più veloci nel creare le situazioni, però è un dato di fatto che Padelli non abbia effettuato una parata degna di questo nome. Noi abbiamo sbagliato a calciare un rigore, due-tre palle gol nel finale e quattro-cinque contropiedi clamorosi quattro contro due con l’ultimo passaggio errato. Ripeto che la partita non era facile per l’interpretazione perché appena conquistavamo palla l’Atalanta rinunciava ad attaccarci alto chiudendo totalmente tutti gli spazi e in alcuni frangenti abbiamo avuto la giusta pazienza, mentre in altri avevamo la frenesia di fare e ciò spiega che sotto questo aspetto dobbiamo ancora lavorare. Lavorare significa che c’è la volontà e l’umiltà di mettersi in discussione, il gruppo ha seminato tanto ponendo basi importanti per il futuro della società, basi che tre anni fa erano difficili da immaginare, però è evidente che dobbiamo ancora migliorare. Oggi mi è stato detto che si è visto Immobile un po’ sotto tono e ho risposto che il giocatore non può segnare in tutte le partite e non sempre può disputare una gara come ha fatto con il Sassuolo, parlo di Immobile come esempio non mi sto riferendo a lui, ma nello stesso tempo Ciro deve sapere che volevamo come squadra accendere i riflettori per poterci ritagliare uno spazio da protagonisti ed è evidente che se si vuole essere protagonisti bisogna anche approcciare le partite da protagonisti ed avere una condizione fisica e psicologica che supporti un atteggiamento di questo tipo e c’è l’obbligo di avere una normalità diversa da quella che si è avuta finora.

Spero che questa partita c’insegni un’infinità di cose per proseguire il percorso che abbiamo iniziato un bel po’ di tempo fa. Noi avevamo e abbiamo ancora due obiettivi quest’anno: io non ho mai parlato di parte sinistra della classifica, è stato fatto dai giornalisti, e di salvezza, ma creare lo zoccolo duro su cui costruire il futuro di questa società e di questa città e provare a ritagliarci uno spazio da protagonisti e non da comprimari. Direi che oggi stiamo andando nella direzione giusta e quindi dobbiamo semplicemente proseguire, poi tutto il resto. Conosco troppo bene il meccanismo: qui basta una vittoria per parlare di Europa e una sconfitta per dover guardare all’ultima in classifica. Invece, come ho detto più volte, la crescita deve essere globale a trecentosessanta gradi coinvolgendo tutti dalla squadra alla società e al pubblico che è stato anche oggi straordinario, è bello giocare con un pubblico così che ti prende per mano e ti accompagna e questo non deve essere il punto d’arrivo, ma di partenza”.

L’Atalanta si è lamentata dell’arbitraggio sfavorevole. Secondo lei il rigore andava fischiato?

“Sono l’uomo meno indicato per commentare queste cose perché non ho rivisto l’episodio in televisione e quindi non so se c’è qualche cosa da commentare, ma sono anche il meno indicato perché prima che ci si avvicini a tutto quello che noi abbiamo passato (si riferisce ai torti arbitrali subiti, ndr) proprio partendo da ciò che era successo a Bergamo, io non parlo mai di rigori, ma a Genova (contro la Sampdoria, ndr) era stato dato contro di noi un rigore al novantaquattresimo che a detta di tutti gli addetti ai lavori era totalmente inesistente e in quell’occasione non abbiamo parlato del rigore bensì di un errore nostro di gestione della palla. Quando noi parliamo ci riferiamo ad altre cose, se a pochi istanti dalla fine buttiamo fuori la palla perché a terra c’è un nostro giocatore fratturato (si riferisce a Larrondo nella gara con il Milan, ndr) per permettere di soccorrerlo e di sostituirlo e la palla viene subito rimessa in gioco e l’uomo rimane a terra è evidente che ci riferiamo a cose differenti e parliamo di quei tipi di errori, a Bergamo un avversario (Yepes, ndr) si era messo davanti al nostro portiere e gli ha tenuto pure le mani per non farlo parare, ecco di cosa parliamo noi. In campo si possono commettere degli errori e se oggi è accaduto mi spiace, ma noi di errori ne abbiamo subiti tanti però non li abbiamo mai discussi, se non quando si trattava di episodi clamorosi che esulano dall’aspetto puramente tecnico. Per questo dico che sono la persona meno indicata e lungi da me commentarlo soprattutto perché non ho rivisto in tv l’episodio e non so di cosa stiamo parlando”.

L’avvicendamento fra Farnerud e Brighi una questione tattica o per il discorso che faceva prima sull’andamento della partita?

“É un discorso che coinvolge tutti quanti a parte Bellomo, ma tutti gli altri hanno giocato. Farnerud ha diciotto punti in testa e ho visto che era un po’ in difficoltà e quindi è entrato Brighi che è andato in campo con lo spirito giusto, così come Basha che già con il Sassuolo era entrato senza neppure effettuare il riscaldamento perché Farnerud aveva subito il colpo alla testa ed era stato uno dei migliori in campo. Questo è lo spirito che abbiamo creato in questa squadra ed è molto più importante del risultato stesso”.

Senza avere esigenze di classifica sabato sera affronterete il Milan, sarà una partita bella da disputare poiché l’avversario giocherà a calcio e dovrebbe fare la partita fin dall’inizio lasciandovi un po’ di spazio e non ci sarà Balotelli che sarà squalificato?

“Non lo so se sarà così, se non c’è Balotelli cambia poco nel Milan come se non c’è Nocerino c’è De Jong e se non c’è lui c’è Montolivo o c’è Kakà, ma al di là di questo credo che volevamo i riflettori accesi e giochiamo di sabato sera quindi saranno accesi e vedremo cosa sapremo fare”.

[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]