Alla fine dell’allenamento mattutino, il primo a Sappada, Ventura si è presentato a parlare con i giornalisti e lo ha fatto con il sorriso di chi ha intrapreso un nuovo cammino convinto di quello che sta facendo. Il mister granata è un ottimista di natura, perché è consapevole che il lavoro, sperimentato in anni di carriera, svolto seriamente può solo dare buoni frutti. Il suo slogan, che risale a quando allenava il Pisa, è: “Se vogliamo possiamo, se ci si limita a sperare difficilmente si vince” riferito in particolar modo ai giovani, però non solo a loro e non solo al mondo del calcio, ma in generale in ogni lavoro e anche nella vita. Ai giornalisti spiega questi concetti esattamente come fa ai suoi giocatori nello spogliatoio. La storia e il futuro sono altri due punti chiave della sua filosofia: “La storia è la storia, il futuro è il futuro e va affrontato”, a chi si ferma alla superficialità delle parole potrebbe sembrare una frase ovvia, ma il concetto che la sorregge non lo è, anzi. Perché la storia non va mai dimenticata, ma non ci si può fermare al passato bisogna andare avanti verso il futuro che non è un’incognita, se affrontato con il lavoro in modo professionale, corretto e con grande disponibilità. Ventura dà ai giocatori professionalità, correttezza e disponibilità, ma la pretende anche da loro.
I concetti che Ventura esprime ai giocatori nello spogliatoio sono quelli che servono a produrre la fiammella che deve espandersi e coinvolgere tutto l’ambiente e incendiarlo in modo da far ritornare lo spirito del Toro, riaccendendo la passione che da sempre contraddistingue chi il granata lo ha nel cuore. Il mister è soddisfatto di questo inizio di stagione e non potrebbe essere diversamente, perché è riuscito, grazie alla sua capacità e alla sua esperienza, per il bene del Toro a non far ripetere alla proprietà e alla direzione sportiva ciò che era accaduto la scorsa estate ovvero di non avere all’inizio del ritiro i giocatori che servono. “Abbiamo fatto fino a oggi – sottolinea Ventura – sul mercato quasi il massimo, perché la difesa è a posto, a centrocampo manca un solo elemento e in attacco (si riferisce sia agli esterni sia agli attaccanti, ndr) bisogna valutare i giocatori che ci sono e bisogna prendere una punta perché numericamente ne manca una, non perché debba arrivare in sostituzione di qualcuno”. Ottimista, certo, ma non sono le parole di chi è ottimista e basta sono i pensieri di chi ha la consapevolezza del potenziale della materia prima che ha a disposizione. La valutazione dei giocatori avverrà durante questo periodo di ritiro, poi se qualcuno non avesse le caratteristiche giuste per giocare nel Toro ci sarà tutto il tempo, il mercato chiude il 31 agosto alle ore 19, per trovare giocatori che per esperienza e capacità siano adatti al gioco del mister.
Il metodo di lavoro di Ventura consiste prima di tutto nel trovare la serenità e l’equilibrio per cancellare le ansie che derivano dal passato e poi raggiunti questi obiettivi parlare di calcio. Questo perché se c’è la disponibilità da parte dei giocatori a recepire il modo di giocare a calcio dell’allenatore imparano in fretta quello che chiede loro, è scontato che se da subito arrivano risultati positivi in campo è un bell’aiuto. I giocatori che non conoscono il metodo dell’allenatore possono non riuscire da subito a mettere in pratica gli insegnamenti e di conseguenza possono “spaventarsi”, ma è preciso compito e dovere del mister trovare la chiave giusta per tirar fuori da loro le potenzialità che possiedono e far si che le traducano in gioco positivo sul campo.
Quando in un gruppo arriva un calciatore che può dare un contributo importante alla squadra tutti gli altri giocatori sono contenti e si sentono gratificati. Per meglio far capire Ventura fa l’esempio di Guberti, l’ultimo arrivato inteso solo in ordine di tempo, che ha le caratteristiche che cercava il Torino e le sue caratteristiche potranno essere esaltate dal modo di giocare della squadra. Se la società prende i giocatori giusti dà un segnale importante sia alla squadra sia ai tifosi. A chi gli chiede di Ogbonna il mister ribadisce quanto già detto nei giorni scorsi ovvero che sulle potenzialità del ragazzo non ci sono dubbi, ma che per andare a fare una nuova esperienza in un club di gran livello bisogna sapere prima “chi ti chiama e come ti chiamano, perché se si va a far panchina o fare un numero nella rosa è meglio saper aspettare sei mesi o un anno in modo da non correre il rischio di rimanere una promessa, come è accaduto a molti nel calcio”. E per quel che riguarda Bianchi “è il capitano ed è un ragazzo e un professionista esemplare. Sarà il campo, per Bianchi come per tutti gli altri, a valutare”. Ventura chiarisce che non sta preparando la squadra per partire, come si suol dire, a razzo, non ci ha neppure pensato, anche se di solito – gesto scaramantico che chi legge può ben immaginare quale sia stato – le squadre che lui ha allenato hanno una partenza positiva, ma vuole che i giocatori si sentano ogni giorno di più parte di un progetto tecnico che li porti a scrivere “le prime pagine dei momenti più belli della storia granata”.
Il mister conclude la conferenza stampa dicendo che nel calcio è fondamentale la collaborazione di tutti, medici, fisioterapisti, massaggiatori e magazzinieri, nelle squadre vincenti, perché da soli non si vince mai. Ventura è soddisfatto di come stanno crescendo i rapporti all’interno del gruppo. E’ anche soddisfatto di Sappada perché le strutture sono belle e si augura che il tempo volga al bello, in quanto c’è un solo campo e la pioggia ripetuta e intensa potrebbe danneggiarlo. A chi gli chiedeva se erano state stilate regole comportamentali particolari alle quale tutti debbono attenersi ha risposto che le regole sono le stesse che si danno tutte le squadre di calcio: innanzitutto la puntualità. E sulle multe per i trasgressori ridendo ha detto: “Le multe le incassa il capitano e magari poi mi fanno un bel regalo a Natale, così vuol dire che mangio il panettone da allenatore del Toro”.
[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]