Ventura: “Spero che la mancata reazione della squadra sia stata solo un episodio”

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Fra i convocati non ci sono Ogbonna e Vives, come stanno?
“Ogbonna deve proseguire il lavoro di recupero e non è nella condizione di disputare i novanta minuti, valuteremo le sue condizioni giovedì in vista della partita di Napoli. Vives ha preso una botta al ginocchio con il Parma e anche lui rimane a Torino per smaltirla. Entrambi i giocatori, credo, ci raggiungeranno domani sera, e poi vedremo come staranno”.

Preoccupato per l’assenza di Ogbonna?
“Chiaramente non ne sono felice, ma non posso fare nulla”.

Verdi è pronto per esordire in serie A?
“Verdi è cresciuto, l’anno scorso lo era sul piano della forza poi ha avuto una serie di vicissitudini fisiche che lo hanno costretto ad allenarsi a singhiozzo. Adesso sta bene ed è fra i convocati e, per dire, la partita con la Lazio ha caratteristiche che si adattano a lui”.

Potrebbe fare anche la seconda punta?
“No, è un esterno”.

Alla Lazio mancheranno Hernanes e Ledesma e quindi Pektovic potrebbe cambiare dal 4-1-4-1 e giocare con due punte, questo potrebbe modificare il vostro approccio alla partita?
“Avremo più palle gol rispetto alla gara con il Parma. La Lazio è una squadra che ha una qualità assoluta e Klose è un attaccante a livello mondiale che ha facilità a segnare, ma non c’è solo lui come giocatore di grandissimo livello basta pensare alla crescita che ha avuto Candreva quest’anno. Stiamo parlando di una squadra che è ai vertici della classifica, ha perso domenica, ma capita. La Lazio l’anno scorso è arrivata in Europa League ed è stato considerato un fallimento. E’ evidente che sarà una partita difficile, ma lo sono anche le altre”.

In vista delle due prossime trasferte con Lazio e Napoli la preoccupa il calo che si è visto nell’ultimo quarto d’ora con il Parma?
“In realtà il calo è avvenuto dopo il loro secondo gol e non abbiamo avuto, a parte la gara con il Verona dello scorso anno nella quale non siamo entrati mai in partita, quella reazione che di solito abbiamo sempre avuto. Non so se la mancata reazione è stata solo un episodio, ma mi auguro di sì. Fino all’espulsione di Sansone siamo stati in partita e padroni del campo e soprattutto nella ripresa davamo la sensazione di poter diventare sempre più pericolosi ed io ero assolutamente soddisfatto di quello che stava avvenendo in campo, tenendo presente chi era il nostro avversario e chi siamo noi. Per me quella con il Parma non è stata una partita negativa, ma è negativo il fatto che dopo aver preso gol in inferiorità numerica non abbiamo avuto la giusta reazione, però quando si gioca con un uomo in meno non è facile. Tutti avremmo voluto avere una reazione dopo lo svantaggio e su questo dobbiamo migliorare, per il resto avevamo fatto una buona partita anche con intelligenza tattica, mi sarebbe piaciuto finirla in undici e quest’episodio è passato in secondo piano perché si è parlato dell’espulsione e meno di quanto si è poi dovuto faticare per ciò. Il rigore dato al Cagliari a detta di tutti era difficile da dare e così l’espulsione di Sansone, questi episodi ci hanno penalizzati, ma nel computo del campionato ci stanno”.

I risultati condizionano i giudizi sulle prestazioni, ma quanto i giudizi condizionano le prestazioni questo anche in vista delle gare con Lazio e Napoli?
“E’ proprio questo e ho portato un esempio che è stato preso da qualcuno come un atteggiamento polemico, ma non lo è, quando si parla di crescita noi abbiamo dovuto superare delle situazioni radicate e crescita significa migliorare rispetto a quello che c’era a valle. Avevo detto che l’anno scorso dopo le prime partite avevamo otto vittorie e due pareggi e un vantaggio notevolissimo sulla seconda e all’undicesima partita abbiamo perso con il Gubbio ed è iniziata una settimana difficilissima con tante critiche e questo è andato ad incidere tantissimo sulla prestazione della partita successiva. Tanto è vero che il primo tempo contro l’Empoli fu di grande difficoltà e andammo in svantaggio e ci furono fischi da parte del pubblico e alla fine del primo tempo abbiamo dovuto scegliere se avere un atteggiamento da poveri tapini incompresi o se dimostrare di essere una squadra. Tornati un campo abbiamo dimostrato di essere una squadra mandando un messaggio forte ripreso alla grandissima dal pubblico e siamo passati da quei fischi all’essere presi per mano dai tifosi nelle ultime sei sette partite e portati a vincere i campionato. Quello fa parte della crescita. La serenità ci dà la possibilità di andare a giocare a Roma con la Lazio e di fare la partita per quelle che sono le nostre qualità, perché se si va per lo zero a zero loro hanno tale qualità che non si riesce a salvarsi. E per fare la partita ci vuole convinzione, ma anche serenità”.

Ritiene che la squadra abbia caratterialmente la forza per affrontare senza timori Lazio e Napoli?
“Sarà una verifica, la Lazio è una squadra che ha qualità assolute e domenica il Napoli altrettanto. Sono due partite completamente diverse e dovremmo avere l’intelligenza per affrontarle nella maniera giusta, poi una volta che le avremo affrontate nella maniera giusta, mettiamo il caso di riuscirci, sarà il campo a dire il risultato. Si possono avere quattro palle gol e se poi c’è il Milito di turno che segna questo fa parte della serie A, ma sono assolutamente convinto che con la Lazio avremo palle gol, ma non posso avere certezze sul risultato”.

Il Torino parte dallo scoramento, che non è atteggiamento da Toro, dopo lo svantaggio con il Parma e dalla rabbia per l’ingiusta espulsione che ha condizionato la gara, ma la Lazio vorrà subito riscattare la sconfitta con la Fiorentina avvenuta anche in questo caso per episodi, questo la preoccupa?
“No, non sono preoccupato a livello di squadra, ma a livello esterno un po’ sì, però sono d’accordo sul fatto che il Torino non si possa permettere lo scoramento se va in svantaggio. La Lazio vorrà reagire alla sconfitta e il Torino vuole assolutamente dare ulteriori risposte sia sul piano del gioco sia su quello della disponibilità e della determinazione. Il risultato lo stabilirà il campo, ma mi auguro che ci sia la possibilità di giocare ad armi pari, questo è evidente”.

Undici contro undici.
“Sì, oppure con delle valutazioni …. ”.

Molti si sono stupiti del suo invito a una maggiore umiltà da parte di tutti, i tifosi soprattutto ci sono rimasti male perché pensano di avere il diritto di esprimere le loro opinioni e nel caso di criticare. Ha qualche cosa da specificare?
“Io non ho l’ambizione di voler cambiare l’ambiente, ma cerco di rispondere a tutto quello che mi è stato chiesto dalla società, dai tifosi e dai giornalisti il giorno in cui sono arrivato. Quello che mi è stato chiesto lo ricordo perfettamente e sono cose dette e ridette, c’era la voglia di salire di categoria, cosa che non riusciva da tempo, e di ricostruire quella che qualcuno definiva la cellula granata e che in realtà era ricostruire un ambiente e, per usare una frase utilizzata dai giornalisti, ridare dignità ai tifosi e a chi indossava la maglia granata. Su questo si è lavorato. Ricordo anche che molte volte si sono usate le parole crescita e programmazione e in questo contesto mi sono mosso e mi sto muovendo. Secondo me c’è stata una cattiva comunicazione da parte mia, quando domenica a fine partita ho parlato in termini generali e più volte ho detto “senza polemica” e ho cercato di spiegare che la programmazione, richiesta da tutti, avviene attraverso una crescita generale della squadra, della società e dell’ambiente. Non è una critica dire che non condivido il fatto che i giocatori vengano fischiati prima ancora dell’inizio della partita, questo tipo di atteggiamento ostile non può far parte di una crescita. Le mie parole non sono state una critica ai tifosi e chi lo dice vuol marciare su una strada sua personale e non assolutamente mia.

Lo ribadisco con forza e ne sono anche un po’ stupito, non mi rimangio neppure una parola di quello che ho detto, ma nel momento in cui si parla di programmazione e di crescita lo vedo difficile programmare e crescere per una squadra neo promossa che si trova a centro classifica e nel momento in cui vengono lette le formazioni una parte dei presenti allo stadio fischia i giocatori, sinceramente in questo non vedo una crescita, ma questo non significa avercela con i tifosi. Credo che ci siano almeno un centinaio di mie dichiarazioni dove dico che i tifosi sono stati la parte più importante della mia presenza qui a Torino. Torno a dirlo: quando sono arrivato c’era tutto di negativo tranne la tifoseria e, infatti, alla prima partita di Coppa Italia erano allo stadio 17 mila persone nonostante ci fossero inviti a non andare, a contestare e quant’altro. Io non posso permettermi di giudicare i tifosi, ma posso solo ringraziarli, chi dice diversamente dice una cosa non vera.

Stessa cosa sul fatto che io avrei detto che c’è una pressione insostenibile, non ho mai assolutamente detto questo, ma ho detto che a Torino c’è una pressione diversa da quella che c’è altrove e sfido chiunque a sostenere il contrario, questo è un pensiero condiviso, credo, dal cento per cento degli addetti ai lavori e dal novanta per cento di quelli che vivono in questo contesto. Ho anche detto che certi giocatori se vogliono giocare in una piazza come questa devono piano piano crescere e abituarsi ad una pressione diversa. Io non voglio cambiare il mondo, ma centrare gli obiettivi che ci eravamo prefissati. A oggi direi che gli obiettivi prefissati li abbiamo centrati e adesso vedremo se centreremo anche quelli di questa stagione con un po’ di coerenza e serenità. Il Torino squadra non può prescindere dai propri tifosi perché sono un tutt’uno, ho detto più volte che siamo orgogliosi dei tifosi che abbiamo e dobbiamo lavorare per far sì che i nostri tifosi siano orgogliosi di noi e credo che in questi quindici mesi i giocatori siano sempre usciti dal campo avendo dato tutto. Se è così obiettivamente è ingeneroso fischiare non tanto Tizio o Caio in partita, ma farlo durante il riscaldamento pre-partita, c’erano delle persone che deridevano alcuni giocatori.

Erano in pochi a deridere, ma questo non significa che debba essere accettato. Se dobbiamo crescere facciamolo insieme nelle difficoltà e nelle gioie, come abbiamo fatto l’anno scorso. La dimostrazione più grande è stata quando l’anno scorso abbiamo perso con il Verona e lo stadio era pieno, il pubblico sicuramente sarà rimasto deluso, ma nella partita successiva  allo stadio cerano quasi altrettante persone e ci hanno preso per mano facendoci vincere la partita, quello è il vero tifo granata, è quello che ci fa venire la pelle d’oca e ci fa essere orgogliosi si indossare la maglia granata. L’anno scorso dopo la sconfitta con il Verona non è successo che qualcuno deridesse i giocatori, dico qualcuno e non la tifoseria che non centra niente.

Lo dico ufficialmente: non c’è nessuna frattura con i tifosi, ma se qualcuno vuole cavalcare questa cosa lo faccia. Lavoriamo e portiamo avanti un discorso tecnico-tattico e di rapporti, questo non vuol dire modificare l’ambiente, ma proseguire e fare quello che è stato chiesto fin dal mio arrivo”.

[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]