Deve essere un caso, quando parla Zeman, c’è silenzio. Tacciano tutti, parla Zeman. Tacciano tutti, non solo per quello che ha regalato al nostro calcio, per gli allenamenti pesanti, l’intransigente e spettacolare 4-3-3, la capacità di proporre calcio, e che calcio, su tutte le piazze in cui il boemo ha messo temporaneamente radici, per poi passare oltre, unica costante: gol a raffica, bomber sconosciuti divenuti killer spietati. Ovunque sia passato Zeman, cannonieri che crescevano come erba. Ovunque parli Zeman, si taccia per un momento, e si ascolti. Cosi capita anche, dopo aver girato tutta Italia, aver incantato ambedue le tifoserie romane, e non solo, che il boemo delle meraviglie, colui che non ha mai nascosto nulla, anche a discapito della sua carriera, passi sulle sponde dell’Adriatico, e capita che Insigne faccia 11 gol in campionato, e Immobile, che l’anno precedente al Grosseto ne aveva segnato uno solo, improvvisamente si ritrovi con 22 reti all’attivo.
Sicuramente grazie all’aria di mare, nessun rapporto con la maestria di Zeman. E cosi deve essere capitato per caso che il primo bomber in attività, Francesco Totti, quinto nella classifica marcatori italiani di tutti i tempi, divenga proprio con il boemo capitano della sua squadra. Idea peregrina, una casualità: è tuttora capitano e bandiera della Roma, ovviamente. Una casualità, che arriverà per la prima volta in doppia cifra con il boemo in panchina, nel 1997.
E cosi oggi il boemo può parlare anche del Capitano, sul Corriere dello Sport, e dire chiaramente che in altra posizione di campo avrebbe potuto giocare di più, molto di più: “Il giocatore più importante che ho avuto è stato Totti, un ragazzo semplice che dice sempre quello che pensa. Ha avuto una carriera strepitosa, nonostante due infortuni gravi. Io lo vedevo in attacco sulla sinistra e sono ancora convinto che se avesse continuato in quel ruolo avrebbe potuto giocare fino a 50 anni, Invece lo hanno messo centravanti e lì in mezzo ha preso troppe botte“. Capitato per caso in quel di Foggia nella stagione 1989-1990, sempre casualmente dalle parti del Boemo, un talentino di Alzano Lombardo, classe 68, che supera anche lui la decina di gol, ne farà 14, formando con Baiano e Rambaudi il tridente delle meraviglie, che ha incantato l’Italia, ancora negli occhi di tutti i foggiani, ancora nel cuore.
Un talentino che diverrà tre volte Capocannoniere della Serie A (1992-1993, 1993-1994, 1995-1996), diverrà secondo bomber di sempre della Lazio, con 127 reti, davanti a lui solo il mitico Piola, a quota 148 gol. Ragazzino terribile che con la fascia di capitano, che agli esordi, come racconta il film Zemanlandia, proveniente da una grigia stagione al Piacenza, 5 reti all’attivo, fu salutato, con sua somma sorpresa, appena arrivato a Foggia, dal Boemo con un “Ciao Bomber“. Di certo per caso, è diventato il cecchino più amato dai tifosi biancocelesti, di certo per caso, Giuseppe Signori deve tutto a Zdenek Zeman.
E il boemo dice la sua, anche sull’annosa vicenda del calcioscommesse, che vede l’ex capitano biancoceleste coinvolto e indagato in ambito penale: “Lui è stato un idolo per tutta l’Italia, c’è stato un periodo in cui ogni mamma lo avrebbe voluto come figlio. Poi a fine carriera succedono cose che non dovrebbero succedere. Gli ho parlato e mi ha detto che non c’entra niente, spero sia così“. Certamente per caso, quando parla Zeman tutti stanno in silenzio, ad ascoltare, certamente per caso il boemo è uno degli allenatori migliori che l’Italia abbia mai visto sedere su una panchina. Ah, dimenticavo: l’anno scorso il Pescara arrivò 13º in Serie B. Quest’anno è secondo, a 62 punti, ad una sola lunghezza dal Torino capolista. Ma deve essere un caso. Un’ultima parola, sulla revolución di Luis Enrique, e il nuovo Barcellona: “La nuova strada che cerca Luis Enrique l’aveva già battuta tanti anni fa Liedholm“.
[Luca Capriotti – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]